Con buona pace del ministro Lollobrigida, convinto che i poveri mangino meglio dei ricchi, portare a tavola un pranzo o una cena dignitosi – impensabile entrambi – è diventato proibitivo per la maggior parte delle famiglie sarde e italiane. Mangiare è ormai un lusso, altroché: con l’olio extravergine di oliva a 10 euro al litro, i formaggi raddoppiati, il latte a due euro al litro, e carne e pesce alle stelle nonostante la qualità non vada di sicuro di pari passo con l’aumento dei prezzi, alla fine le famiglie tagliano sulla spesa. E rinunciano a mangiare bene, ma anche solo a mangiare, magari per poter comprare medicinali o pagare le bollette.
Una situazione assurda, incivile e che di dignitoso non ha nulla.
Secondo Assoutenti, i dati Istat sulle vendite al dettaglio di settembre “dimostrano ancora una volta come l’emergenza prezzi stia modificando profondamente le abitudini delle famiglie italiane, determinando non solo un drastico taglio della spesa, ma anche un cambiamento nei comportamenti dei cittadini”. Le famiglie tagliano la spesa alimentare per complessivi 4,4 miliardi di euro annui: “Gli italiani da un lato tagliano la spesa, dall’altro cambiano le proprie abitudini, attuando strategie tese a massimizzare i risparmi”, sostiene l’associazione dei consumatori. “Lo dimostrano – aggiunge – gli stessi dati Istat che registrano una forte crescita per i discount alimentari, esercizi che vedono le vendite salire a settembre del +6,3%, e addirittura del +9,2% nei primi nove mesi del 2023”.
Ma anche con i discount non si scherza: i prezzi dei cosiddetti “dupe”, ovvero i doppioni di prodotti di marca, sono più bassi ma comunque raddoppiati rispetto all’anno scorso, come denunciano continuamente i consumatori sui gruppi social dedicati. “Peggiora la qualità, salgono i prezzi” è il mantra. E così, si mangia poco, male e con il rischio di danni alla salute.