Ecco qui il Natale horror della sanità sarda. Visite impossibili, il salvagente di un appuntamento prefissato dalla stessa Asl che viene comunicato in ritardo o, direttamente, interventi delicati saltati quando mezzo corpo era già sopra il lettino. Sardegna, Cagliari, dicembre 2022: negli ospedali regna ancora il caos. Altro che ultima posizione, forse bisognerebbe iniziare a scavare per conquistare il vero posto che la sanità isolana merita nella classifica della qualità dei servizi offerti da tutte le regioni italiane. Daniela Piroddi, 50 anni, non solo ha subìto la gravissima beffa di aver scoperto un tumore troppo tardi, ma dovrà attendere aprile 2023 prima di una mammografia: “Dieci mesi fa ho terminato la chemioterapia, fatta dopo una mastectomia per un carcinoma mammario non riconosciuto per tempo”. E già qui pioverebbero urla di rabbia. Ma il peggio deve ancora arrivare: “Tramite il Cup ho provato tante volte a fissare una mammografia, ma prima di aprile 2023 non c’è spazio e tante strutture ospedaliere hanno ancora le agende dell’anno prossimo chiuse. Il 20 dicembre ho ricevuto la lettera dell’Asl per una visita alle mammelle gratuita, al San Giovanni di Dio”. La felicità ha preso troppo presto il sopravvento: “Mi sarei dovuta presentare il 14 dicembre al San Giovanni di Dio, cioè otto giorni prima. Ma come è possibile che, per cose così importanti, ci siano ritardi? Colpa di Asl o Poste?”. Dubbio atroce, ma non prioritario quando si tratta di salute. E buonanotte alle visite per almeno i prossimi quattro mesi.
C’è poi chi, come la 73enne Anna Marceddu, si trova costretto a lasciare un ospedale dopo una visita già fissata: “Al Policlinico di Monserrato dovevano impiantarmi un catetere nel reparto di Oncologia. Sono arrivata puntuale, mi hanno fatta entrare nel reparto ma, all’improvviso, la dottoressa mi ha detto che me ne potevo andare”. L’anziana ha sgranato gli occhi: “L’unico anestesista disponibile era a casa, malato. Non c’era un solo sostituto, ero a un passo dal lettino della Chirurgia. È normale che in un ospedale non si trovi un secondo anestesista? Inoltre, non mi hanno nemmeno fissato una nuova data, invitandomi ad attendere una loro chiamata. Mi sto muovendo per altre strade, ma il disagio è davvero grossissimo”. E, come messaggio principale, le due donne ne lanciano uno sin troppo chiaro: “Salvateci da questa sanità sarda”.










