Maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale nei confronti della moglie, condannato un maresciallo dei carabinieri: il messaggio della donna rivolto a tutte le vittime di violenza: “Non abbiate paura di denunciare”
Ennesima storia di violenza raccontata da una donna: A P., maresciallo dei carabinieri, avrebbe perpetrato a lungo maltrattamenti nei confronti della sua famiglia, compreso il figlio undicenne. La situazione precipita nell’estate 2017, i due coniugi si trovano a trascorrere le vacanze nella residenza estiva a Muravera quando la donna scopre una relazione extraconiugale tra suo marito e un’amica, solita frequentare la loro casa. Le violenze non cessano, la vittima racconta: “Mi costringeva ad avere rapporti sessuali con lui tirandomi per i capelli”, “Non ho avuto il coraggio di lasciare la Sardegna in quel mese, avevo il terrore di dovermi muovere con tre bambini senza sapere dove scappare”, “Ho dovuto accettare l’idea di quello che stava succedendo, non me lo spiegavo, non ne capivo la dinamica”. Le umiliazioni vanno avanti nonostante la donna si trovasse in quel momento a dover affrontare il lutto per la perdita del padre: “Mi accusava anche di quello, di metterlo in secondo piano”, dicendo: “Anche da morto riesce comunque a non farmi sentire primo”. Nel settembre dello stesso anno, una sera l’uomo esce di casa, da quel giorno si interromperanno i contatti tra i due. Il processo riguardante la separazione e i maltrattamenti ha inizio a Milano, nello stesso tribunale dove A P. svolgeva servizio: “Alle udienze ero costretta a farmi accompagnare sempre da qualcuno, avevo il terrore e l’angoscia di poterlo incontrare”. L’uomo non viene sospeso dall’incarico, continuando a trovarsi in stato di libertà e in possesso di armi legittimate dalla sua professione: “Solo grazie all’intervento attuato dal PM dottor Porcu siamo riusciti a procedere alla sospensione”. Durante la fase di separazione come riporta la vittima: “Ha attivato un atteggiamento estremamente aggressivo, mettendo inoltre in discussione la mia capacità genitoriale, voleva che nostro figlio venisse messo in una comunità”, “Ho vissuto con l’incubo che me lo portassero via”. A distanza di cinque anni la separazione si conclude con la sentenza di affido esclusivo del minore in favore della donna, “Prima di arrivare a questa determinazione abbiamo passato dei periodi da incubo, vivevamo sotto la minaccia dei servizi sociali”. La donna descrive la vicenda giudiziaria come “Difficile e lunga: “Tutto quello che riguardava l’iniziativa delle indagini a Milano è sempre andata male, misteriosamente veniva sempre archiviato tutto”. L’avvocatessa, non dimentica inoltre l’umiliazione subita da alcuni suoi colleghi: “Le affermazioni e le offese ricevute, posso garantire che hanno reso difficile l’uscita a testa alta da quell’aula, non è facile”. Nella giornata di ieri, dopo tanti anni, si è finalmente concluso il procedimento penale con sentenza di condanna da parte del Tribunale di Cagliari a carico di A P., responsabile di maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale. La vittima è stata assistita dall’avvocato Gino Emanuele Melis.











