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Magomadas, la società finita nella bufera per lo smaltimento di fanghi si difende: “Soli contro questa tormenta mediatica”

di Redazione Cagliari Online
19 Dicembre 2019
in sardegna, zapertura1

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Rifiuti fognari di Puglia e Campania scaricati in Sardegna, rivolta in consiglio regionale

La Geco, l’azienda di Magomadas finita nel centro di un polverone mediatico lanciato dal leader di Unidos Mauro Pili con tanto di foto e video per il presunto irregolare smaltimento di fanghi depurativi in un terreno di Magomadas, non ci sta e si difende. Lo fa con un lungo post dalla sua pagina facebook. Il caso è finito alla ribalta delle cronache nazionali.  Ma l’azienda replica punto per punto.

“Siamo la Geco. Sino ad oggi abbiamo ritenuto più utile lavorare che creare una nostra sezione di Public Relations, di esperti di manipolazione video o di addetti stampa. Abbiamo sede a Magomadas, un piccolo paese della Sardegna. Siamo un’impresa creata dallo sforzo e dall’intelligenza di persone nate e cresciute qui, che vivono qui e vogliono prosperare qui- scrivono.  Non abbiamo né giornalisti né politici a nostra disposizione. Soli contro tutta questa tormenta mediatica montata da professionisti della comunicazione. Eppure abbiamo il nostro coraggio, la nostra dignità e la forza di chi sa di avere la ragione dalla propria parte”.

“Da veri sardi, siamo profondamente offesi e indignati dall’accostamento a organizzazioni mafiose o criminali che purtroppo da parte di molti ci è stato gratuitamente attribuito. Per questo oggi permetteteci di dire la nostra spiegandovi la realtà dei fatti.
Qui non c’è nulla da nascondere. È vero, sotto il profilo estetico nel nostro impianto c’è ancora tanto da fare e migliorare, ed è senz’altro ciò che faremo. Gli ingenti investimenti posti in campo, certamente non provenienti da finanziamenti pubblici e nemmeno dalla finanza bancaria, ma bensì da mezzi propri, ci hanno obbligati ad avere come primo obiettivo la messa in esercizio dell’impianto nel pieno rispetto di tutto quanto è previsto dalla normativa, trascurando nostro malgrado gli aspetti estetici.

Se l’Onorevole Mauro Pili avesse avuto l’onestà di chiedere di entrare da noi, avremmo avuto tutto il piacere di mostrargli questa impresa all’avanguardia e chiarirgli ogni dubbio. Purtroppo ha preferito fare altrimenti, proveremo quindi noi a raccontarvi della nostra attività. Partiamo dal merito della questione.
Per iniziare: 1) Qui non ci sono né SCORIE né RIFIUTI PERICOLOSI

2) Seguiamo la logica: davvero pensate che un’azienda di questa portata si possa costruire dall’oggi al domani? Senza anni e anni di studi, di pratiche burocratiche, di estenuanti iter autorizzativi? E vi assicuriamo che la burocrazia in questo campo è tanta. Pensate davvero che una giovane azienda come la nostra, creata da persone che vivono in un paese di poche centinaia di anime in un posto sperduto, abbia tutto il potere che ci è stato attribuito? Pensate davvero che un’impresa del genere possa aver “comprato” le autorizzazioni necessarie, corrompendo come tanti hanno sostenuto TUTTE le istituzioni preposte, compresi corpi di Polizia, Guardia Forestale, Carabinieri, NOE (Nucleo Operativo Ecologico) e chi più ne ha più ne metta? Pensate davvero che camion con rifiuti illeciti possano girare allegramente ed imbarcarsi sui traghetti senza controlli e senza i prescritti documenti? Pensate davvero che se ci fossero rifiuti illegali, questi si seppellirebbero alla luce del giorno nel totale silenzio delle Istituzioni e delle Forze dell’Ordine? Sapete cosa facciamo nel nostro impianto?
Nessuno ce lo ha mai chiesto.

3) Noi non smaltiamo rifiuti. Noi li RECUPERIAMO: solo ed esclusivamente fanghi di depuratori, totalmente inoffensivi. Sapete che fino a poco tempo fa la normativa prevedeva che potessero essere sversati direttamente in agricoltura? Sapete che in Sardegna lo si fa ancora oggi? Fortunatamente la normativa di riferimento sta diventando sempre più stringente, prevedendo che diventi obbligatorio il trattamento e il recupero dei fanghi prima di un loro qualsiasi utilizzo.

4) Ecco che a questo punto interviene l’idea imprenditoriale di Geco. Fare un impianto all’avanguardia, tra i primi in Italia, che attraverso un processo industriale recupera i fanghi, trasformandoli in un ammendante compostato misto, che altro non è che un concime utilissimo all’agricoltura, che si sostituisce ai fertilizzanti chimici. Il tutto con analisi chimiche rigorose e controllate da vari laboratori di analisi.

Senza musica da thriller non sembra più così pericoloso, vero?

Eh sì, perché se l’Onorevole Mauro Pili ci avesse riferito delle sue paure, lo avremmo certamente invitato ad entrare all’interno dell’impianto, gli avremmo mostrato carte, documenti, analisi, e quant’altro necessario al fine di fugare ogni dubbio in merito. Non avremmo avuto nessuna difficoltà a fargli visitare l’impianto. La Geco ha già ricevuto nei mesi scorsi un numero –forse eccessivo- di controlli: Polizia, Carabinieri, Forestale, Provincia, etc. Certo, forse non hanno l’autorità dei laureati all’università della vita su Facebook, ma per il momento, poiché siamo -ancora- in uno stato di diritto, sono gli enti preposti che stabiliscono se un’attività ha diritto di esistere o no. E tutti i controlli hanno dato gli stessi risultati: GECO ESISTE ED È IN REGOLA.
Ovviamente sempre di concime si tratta, e non è profumato, come qualunque allevatore o agricoltore ben sa. Non a caso questa attività si svolge in una ZONA INDUSTRIALE, che come dice il nome a questo serve, a fare INDUSTRIA.
La Geco fin dalle prime fasi di progettazione dell’impianto ha sempre avuto a cuore l’obiettivo di limitare il più possibile qualsiasi disagio, installando di propria iniziativa un modernissimo abbattitore di odori, per quanto non previsto dalla normativa. Non vi dovete meravigliare che gli operai indossino maschere, perché qui, a differenza di altre imprese, le norme sulla sicurezza vengono rispettate rigorosamente. Veniteli a guardare in faccia questi ragazzi a cui è stato detto di tutto senza che avessero diritto di difendersi. Venite a parlare con noi. Chi vive in Planargia sa chi siamo, conosce le nostre famiglie, sa che siamo persone oneste che mai avvelenerebbero la terra dove vivono. Qual è la nostra colpa? Non essere emigrati quando potevamo vivere con molti meno grattacapi e forse guadagnando di più? Vivere dignitosamente e senza lussi del nostro lavoro? Non dipendere dall’assistenzialismo e dall’elemosina del politico di turno? Essere assunti in regola e con i contributi pagati?

Se uno è abbastanza pazzo da fare impresa in Sardegna, vincere tutti gli ostacoli burocratici e non schiattare nel tentativo e ha tutte le carte in regola, può sperare nello stato di diritto o deve sottostare alle angherie e ai capricci delle chiacchiere da bar? Caro Onorevole Pili, noi crediamo che il dovere di ogni sardo sia lottare per la propria famiglia, per i propri amici, per la propria terra. Oggi noi lo stiamo facendo. A testa alta e senza avere paura del confronto, per questo la nostra porta è sempre aperta agli organi di comunicazione, agli organismi di controllo (com’è ovvio) e a tutte le persone in buona fede. Ma non tollereremo altre calunnie o diffamazioni, giacché non si può rovinare la reputazione delle persone così alla leggera. Procederemo pertanto alla tutela del nostro buon nome, com’è naturale.”

https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=106797390824470&id=106746154162927&__tn__=K-R

Tags: fanghiMagomadas
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