Se fosse vero (e c’è da crederci, viste le dichiarazioni del Sindaco Massimo Zedda in Consiglio Comunale) che i Vigili Urbani di Cagliari avrebbero utilizzato i propri figli (si presume minorenni, altrimenti che prova sarebbe!?) come “esca” per scoprire e combattere quegli esercenti che nella zona della “ movida” vendono alcolici ai minorenni, sarebbe stata una iniziativa riprovevole sotto il profilo morale e non solo.
Dopo aver letto i servizi giornalistici pubblicati con grande evidenza in questi giorni, c’è da preoccuparsi e dovrebbero preoccuparsene anche quanti hanno a cuore anche giuridicamente le sorti dei minori. Io mi domando e chiedo: in che mani siamo ? e se chi governa e amministra la Città abbia o meno, come si suole dire, la testa attaccata al collo ?
Anche se il fine giustifica i mezzi, non è solo “ machiavellico “ utilizzare i propri figli per un’azione di polizia amministrativa ma anche di rilevanza penale, ma è eticamente e, credo, anche giuridicamente inconcepibile e inaccettabile. E le responsabilità sono evidenti, non solo dei padri-vigili, ma anche di chi ha autorizzato una tale iniziativa oltre che dello stesso Sindaco dal quale organicamente e funzionalmente dipende la Polizia Municipale.
Ma un’ulteriore riflessione va fatta su chi siede a Palazzo Bacaredda, che annovera anche fior di avvocati, che hanno ascoltato indifferenti le dichiarazioni del Sindaco Zedda. Nessuno a questo punto, può dire che “non sapeva” e considerare l’episodio una sorta di “trovata”, un espediente che non vorrei, possa essere peggiore del male, per le conseguenze che potrebbero derivarne.
Non vorremmo che “ chi di competenza “ e ai quali competono le azioni a tutela dei minori, non solo per la vendita abusiva di alcolici, ci vogliano mettere il naso. Anche nell’interesse di quanti, ingenuamente, si sono prestati ad un “gioco” pericoloso.
Marcello Roberto Marchi












