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Ligabue, un Happy Hour a Cagliari: “Guardate come siete belli”

di Redazione Cagliari Online
22 Giugno 2017
in cagliari, zonapoetto-santelia

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Diecimila Smartphone puntati lì, con la scusa del rock’n’roll. Siamo all’ultimo bis quando Ligabue ferma la musica sul palco dell’Arena Sant’Elia: “No no ferma tutto…Guardatevi. Guardatevi. Guardate come siete belli”.  Due ore di concerto mozzafiato come sempre, scenografia perfetta con gli schermi a immortalare ogni gesto. Il Mondovisione Tour si chiuderà stasera alle 21 a Cagliari, dopo un “Giro del mondo” durato un anno e mezzo. Ieri il primo dei due show in Sardegna, con una scaletta d’eccezione: via i nuovi singoli “Tu sei lei” e “Siamo chi siamo”, dentro vecchi successi come Happy Hour e Ho perso le parole. E per Ligabue quello di Cagliari è stato davvero come un grande happy hour: rilassato e carico come in poche occasioni, il rocker di Correggio ha innescato la solita miscela esplosiva. L’Arena si è scaldata soprattutto per Urlando contro il cielo, Balliamo sul mondo e Quella che non sei. Restando col fiato sospeso di fronte alla bonus track di questa data, “il mio pensiero”, scelta direttamente dai fan. O letteralmente scatenati davanti al sound di “Eri bellissima”:in fondo chi non ha mai avuto nella vita una fidanzata “ostrica e lampone”? O un amore fulminante come quello di “Ti sento”, a cui giurare “ti infili in un pensiero, e non lo molli mai?”.

A colpire è stato però soprattutto il pubblico: dai 18enni ai 55enni, tre generazioni diverse si intrecciavano sotto il palco. Quelli dell’era di Lambrusco e Popcorn insieme ai ragazzini nati con Mondovisione, nell’eterno dilemma se sia meglio il Ligabue in chiave rock dei primi anni o quello fortemente melodico di oggi, immobile sul palco durante l’esibizione di “Ci sei sempre stata”. Non è più il Ligabue che correva a perdifiato sul palco di San Siro, ma un cantante maturato che sta attento alla perfezione a non stonare neppure una nota, come se cantasse sempre all’Arena di Verona. Ci sono quelle 4 o 5 canzoni che non può non fare: “Piccola stella senza cielo” nei bis, “Certe notti”, “Tra palco e realtà”, “Questa è la mia vita” che arriva seconda subito dopo il dissacrante “Il sale della terra”. Stasera la scaletta potrebbe cambiare ancora, anzi ci saranno sicuramente delle modifiche.  La rabbia rock però c’è ancora, ed esplode nell’immortale “Marlon Brando è sempre lui” (“Ora ci facciamo sentire sino a Sassari”, intona il Liga) , così come nel durissimo “Il muro del suono” che sembra scritta apposta per i politici sardi finiti nel mirino della Procura per avere rubato soldi pubblici. Mancano i super classici come “Non è tempo per noi” e “Ho messo via”, ma il pubblico balla e canta a squarciagola su vecchie e nuove canzoni. Al ritmo incalzante di “I ragazzi sono in giro”, o al dolce pop di “Sono sempre i sogni a dare forma al mondo”, il più bel testo dell’ultimo album. O nel “tururu” di “Il giorno di dolore che uno ha”, il pezzo che Luciano mette in scaletta in ogni concerto ormai da 20 anni, come se fosse davvero la tassa del dolore.
 Per molti giovani, nati dal 1990 in poi, era la prima volta, il primo concerto: sono i ragazzi di Mondovisione, cantano sotto le luci con le lacrime agli occhi. Alla fine non sanno darsi pace: “Non è possibile, non ha fatto nè Tu sei lei nè Siamo chi siamo”, Al loro fianco i papà che sgranano gli occhi: “Vorrei capire perchè ha sacrificato Salviamoci la pelle e perchè non fa più Figlio di un cane”. E si scoprono uniti dall’unico cantante che insieme a Vasco riempie ancora gli stadi in Italia. I concerti di Ligabue però sono unici per un altro aspetto: per la compostezza del pubblico, speculare a quanto i fan vivano letteralmente “attaccati” ai testi, come fossero una ragione di vita. Come a Campovolo, migliaia di persone a fine concerto vanno via in fila indiana, senza neppure una spinta. Tra il pubblico giovani arrivati con i pullman da tutta la Sardegna. C’è persino la deputata del Pd Romina Mura, in jeans con gli amici di Sadali, a cantare quasi mimetizzata nel parterre che si infiamma per “Bambolina e barracuda”. Si filma. Si whatsappa. Si Youtubba. Si tagga su Fb. Il concerto lo si vede soprattutto dai display, lo si racconta a chi non c’è. In fondo, il rock è ancora un privilegio: l’ultimo rito pagano, come lo definisce Gianfranco Carboni. “Tutti vogliono viaggiare in prima”, messa lì, come secondo bis, infiamma anche chi si era imposto di stare seduto. E stanotte si replica, per l’altra metà di Sardegna rimasta senza biglietto. Chiusura mondiale del Mondovisione Tour. Per l’ultima data sono in arrivo fan da tutta Italia. E c’è da giurare che sarà una serata memorabile. 
Tags: Cagliariligabue
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