di Antonio Gerini, medico
LETTERA A UNA FIGLIA VOLUTA
Quando mamma rimase incinta di te, al quarto mese di gravidanza, ebbe la rosolia. Essendo io medico e comunque tutte e due informati delle conseguenze possibili sul bambino, si sviluppò tra noi, mamma e me, una discussione sul tenere o meno il bambino. A dire la verità entrambi ti volevamo, ma continue erano le discussioni, sofferte ,miste a sogni, diversi, ma da parte di entrambi.
Qualche mese dopo, essendo allora io medico ginecologo, mi trovai di fronte a un aborto procurato con gravissime conseguenze.
La paziente era in preda a febbre altissima con indici ematici completamente sfasati e in stato di precoma. Io giovane medico mi affannavo per gran parte della notte con flebo e controlli continui. Ma la prognosi non era favorevole. Poi la mattina andai subito a trovarla e la trovai sfebbrata e disposta a parlare. Mi disse: “Sa dottore, mentre lei mi metteva la flebo io vedevo davanti ai miei occhi quella crocetta che ha nella catenina e ho pregato su quella.” Quella persona si chiamava, anzi si chiama ancora Sara. Come te. Alcuni giorni dopo mi disse “lei è preoccupato perché sua moglie aspetta un figlio e lei teme che sia ammalato. Non si preoccupi, nascerà sano.”













