Ennesima odissea per centinaia di sardi, bloccati per quattro ore all’aeroporto di Napoli. Il loro volo Ryanair sarebbe dovuto partire alle 17 ma, alla fine, è decollato solo alle ventuno. E non era nemmeno quello che i passeggeri avevano potuto ammirare dai vetri del settore delle partenze. Il motivo? “Una spia che segnalava un problema tecnico, trovare qualche ingegnere avrebbe richiesto più tempo”. Questa la spiegazione data dai rappresentanti della compagnia irlandese. Tra chi ha vissuto un intero pomeriggio di passione nello scalo campano anche il cagliaritano Alex Cadeddu, oltremare per motivi personali. “Tra chi doveva partire famiglie, anche un anziano bisognoso di assistenza e dei lavoratori che dovevano rispettare delle coincidenze con dei voli successivi”, racconta. Duecentoquaranta minuti di ritardo, col nuovo mezzo arrivato da Verona: “Abbiamo dovuto attendere che atterrasse e che venisse pulito da cima a fondo, solo dopo ci hanno imbarcato”. Il ritardo accumulato, in questi casi, è garanzia di risarcimento, ma l’amaro in bocca resta comunque per l’ennesima prova di difficoltà di un intero popolo, quello sardo, negli spostamenti. Se non si vivesse su un’isola, tanti avrebbero ripiegato sui treni. Invece, dei 189 passeggeri iniziali, 181 sono rimasti perchè non avevano nessuna alternativa valida.
“Qualche passeggero ha acquistato sfogliatelle e mozzarelle, dividendole con gli altri compagni di sventura”, racconta ancora Cadeddu. “Il personale è stato gentilissimo, ci ha aiutato in tutto spiegandoci anche che le ore in cui sono fermi in attesa del nuovo velivolo non gli vengono retribuite”. Alla fine, l’atterraggio a Cagliari Elmas è avvenuto quando il sole era già andato da tempo a dormire. E 181 sardi hanno provato, sulla loro pelle, chi per la prima chi per l’ennesima volta, cosa vuol dire essere un isolano. Anche un piccolo disguido tecnico comporta, infatti, la perdita di ore all’interno di questo o quello scalo aeroportuale.












