È riuscito ad arrivare davanti alla bara della figlia, già adagiata in fondo al fosso, solo grazie al supporto, nel vero senso della parola, degli altir parenti e degli amici: “Najibe era tutta la mia vita, perchè questa tragedia?”, dice mentre riceve uno dei tanti abbracci nel tratto di strada che va dall’inizio del vialetto alla buca dove riposerà, per sempre, la figlia. Omar Zaher, il padre di Najibe, morta nel terribile schianto di viale Marconi a Cagliari insieme ad altri tre giovani, ha avuto la forza di recitare una breve preghiera, invocando più volte Allah, vicino alla moglie. Poi ha preso qualche pugnetto di terreno misto a sassolini e l’ha gettato sulla bara bianca, continuando a pregare. Viso pallidissimo, Zaher è ancora visibilmente choccato per la tragica morte della figlia. Subito dopo il malore: portato all’ombra, dopo aver passato quasi venti minuti sdraiato per terra con le gambe sorrette da due amici, Omar Zaher è riuscito a sedersi su una sedia in plastica portata di corsa da altri partecipanti al funerale.
Accanto a lui sempre la moglie, Merita Agus. Due genitori sconvolti e distrutti, che nonostante tutto hanno trovato la forza per andare, ieri, a porgere le condoglianze ai genitori e parenti degli altri tre ragazzi morti e a invocare la misericordia divina per tutti loro, pregando che non capitino più drammi simili.










