Basta pensare solo a un’immagine. Che racchiude il dramma che poteva essere e che, per fortuna, non è stato. Per fortuna, appunto, solo ed esclusivamente per quella. Se ieri invece che domenica fosse stato un normale giorno della settimana, ora staremmo a contare morti e feriti e disastri. Perché con l’allerta gialla le scuole sarebbero state aperte come gli uffici, i negozi, i parchi, e la pioggia devastante avrebbe colto di sorpresa, ognuno normalmente impegnato nelle solite, quotidiane attività.
Ieri solo su Cagliari sono caduti 107 millilitri di pioggia, per avere un termine di paragone furono 112 nell’anno più tragico, il 2008. 107 millilitri con strade completamente allagate, fiumi d’acqua ovunque, auto sommerse, muri crollati, alberi divelti, fiumi in piena, Pirri che è Pirri, e alziamolo questo velo pietoso sui lavori promessi nelle campagne elettorali di chi prende voti e non restituisce soluzioni e rinvia e promette e ancora rinvia, che i lavori sono sempre l’anno prossimo.
Un disastro totale.
Ma con l’allerta gialla. Gialla.
La colpa, si sa, è sempre essere di qualcun altro. O di nessuno. E anche se fosse, chi comanda ha sempre, sempre e comunque la responsabilità della gestione di quello che accade, non lo scaricabarile che di questi tempi è lo sport preferito. Il cambio in corsa dell’allerta meteo da gialla ad arancione, dopo ore in cui il diluvio già faceva annegare Cagliari e tutto il sud Sardegna, quando era chiaro che la situazione stava sfuggendo di mano, la dice tutta. E purtroppo non sorprende: il dilettantismo con cui vengono gestite situazioni che meriterebbero ben altre competenze è da tempo imbarazzante.
Poi spunterà il sole, la gente dimentica in fretta, e sarà di nuovo tempo di pensare ad altro, ai concorsi o alle infornate di competenze milionarie per far funzionare al meglio la macchina regionale, ai rimpasti e all’identità e a tutto quello che non sposta una virgola nella vita della gente comune. Nel colpevole silenzio collettivo.
L’allerta gialla con alluvione in corso è una vergogna. Ma si sa, è sempre colpa di qualcun altro. Del destino baro e crudele. Delle congiunture astrali. Del primo uomo sulla Luna. E poi, naturalmente, del governo patrigno e tiranno.









