Vincenzo Sulis da contrabbandiere a notaio a patriota
Fu protagonista della rivolta contro i piemontesi del 1794 conosciuta oggi come “Sa die de Sa Sardigna”
La strada che collega la parte alta di via Garibaldi con piazza San Giacomo è intitolata a Vincenzo Sulis notaio, patriota e protagonista della rivolta contro i piemontesi del 1794 conosciuta oggi come “Sa die de Sa Sardigna”.
Sulis nasce a Cagliari nel 1758 da una famiglia di popolani e trascorre la giovinezza per strada inventando di volta in volta un modo per procurarsi il necessario per tirare avanti.
Diventa ben presto capo di una banda specializzata nel contrabbando che si impone nei tre quartieri popolari cagliaritani e diventa famosa e rispettata.
Per Vincenzo Sulis, abile nei corpo a corpo e negli scontri con i suoi avversari, sembra aprirsi un futuro incerto fatto di una vita ai margini della legalità quando, all’età di 22 anni, conosce un magistrato che lo convince a intraprendere gli studi che lo porteranno alla rispettata professione di notaio.
La sua nuova vita di borghese si consolida nel momento in cui sposa la figlia del proprietario della peschiera “Su Fondali” che opera a Santa Gilla.
Il tempo per Sulis scorre senza problemi, stimato e affermato notaio appartiene alla classe più agiata cagliaritana e conta amicizie influenti.
Poi nel gennaio del 1793 una flotta francese si presenta davanti al porto di Cagliari e inizia i bombardamenti con l’intento di conquistare la città e la sua vita cambia ancora una volta.
Non esita a imbracciare il fucile e a gettarsi con i miliziani contro gli invasori che sbarcano nelle spiagge di Quartu e del Poetto, incurante del pericolo e coprendosi di gloria.
I transalpini vengono respinti e Sulis, insieme a Gerolamo Pitzolo, diventa un eroe acclamato e invidiato dal popolo.
Viene inviata a Torino una delegazione degli stamenti (bracci in cui era diviso il parlamento del Regno di Sardegna) per chiedere al sovrano Vittorio Amedeo III una ricompensa, riassunta in cinque punti, per il comportamento eroico dei sardi che ha permesso di salvare l’isola dall’occupazione francese.
Il viaggio a Torino non dà frutti per la chiusura del sovrano e a Cagliari si decide per una insurrezione il 28 aprile del 1794 che oggi chiamiamo “Sa die de sa Sardigna” che porta alla cacciata dei piemontesi dal capoluogo e da tutta l’isola.
Al ritorno dei piemontesi in Sardegna Vincenzo Sulis cade in disgrazia e viene arrestato e accusato di complotto contro il sovrano e condannato al carcere a vita.
Viene rinchiuso prima a Cagliari nella torre dell’Aquila, poi dal 1799, dopo un tentativo di evasione, nella torre dello Sperone ad Alghero, oggi chiamata appunto torre Sulis, dove sconta la pena vivendo in condizioni disumane.
Nel 1821 viene graziato ma, l’anno seguente, sospettato di aver partecipato ai disordini scoppiati nella città catalana è imprigionato per nove mesi e spedito a La Maddalena dove, una volta liberato, è costretto a rimanerci per una condanna all’esilio perpetuo da scontare in quell’isola. Nel 1829 riceve la visita di Pasquale Tola al quale racconta le sue memorie, cinque anni dopo la sua vita avventurosa si conclude a La Madddalena dove muore nel 1834











