Eccoli, i giovani imprenditori sardi che si trovano con, attorno al collo, metaforicamente, un cappio che si sta stringendo sempre di più: quello dei rincari, ovviamente. Dalle bollette alle materie prime, mandare avanti un’attività è un’impresa. La discesa temporanea del prezzo della benzina è un palliativo, non basta. C’è chi è riuscito a non mettere debiti nemmeno per un centesimo e aprire lavanderie automatiche, chi ha messo al mondo figli avendo meno di quarant’anni e lotta ogni giorno per il loro futuro. E per potergli dare da mangiare. Davide Lilliu è un agguerrito imprenditore di Serramanna, ha 30 anni ma le idee chiare: “Rincari ovunque, ora basta. Siamo al fianco degli autotrasportatori e di chi protesta, dov’è la zona franca? La bolletta della luce della mia attività è passata da 400 a mille euro, e l’energia è indispensabile in una lavanderia, non posso alzare i prezzi. La Regione deve togliere l’Iva e bisogna tagliare tutte le tasse”, spiega. “Devono protestare tutti, pensiamo ai pensionati: oggi come fanno ad andare avanti? Si uniscano anche loro alla nostra battaglia”.
Mauro Deriu ha 34 anni e vive a Villasor. Oggi giorno macina cinque chilometri all’andata ed altrettanti al ritorno per lavorare nella sua agenzia di scommesse a Serramanna: “Ho due figlie piccole da sfamare, la mia bolletta della luce è passata da duecento a 450 euro, è impossibile. Sono rimasto chiuso per undici mesi ai tempi del Covid, certo che mi lamento”, dice. “Sono aumentate tutte le materie prime, ora basta: nella Costituzione c’è scritto che l’Italia è una repubblica fondata sul lavoro: ma dove?”.












