Da 15 bar a “circa 5, e tra loro c’era chi mi aveva iniziato ad acquistare le mie torte solo qualche giorno alla settimana. Impossibile continuare”. Claudio Matta, pasticcere di trentaquattro anni, è l’ennesima “vittima” di una gestione dell’emergenza Covid che, dal punto di vista degli aiuti economici, non ha certo regalato sorrisi ai commercianti. La sua pasticceria in via Garfagnana a Cagliari, da ieri, è chiusa. Per sempre. Ha alzato bandiera bianca, Matta, dopo aver cercato in tutti i modi di non affogare. Ma il saldo, alla fine, è stato troppo negativo per consentirgli di andare avanti: “Ho aperto il locale nel 2017, rilevandolo nel 2018. Il Coronavirus mi ha penalizzato, nel 2020 il crollo è stato del settanta per cento”. E i ristori dello Stato sono rimasti solo una parole che il 34enne ha letto in giro sui social: “Sono stato beffato dal virus e dallo Stato. Il mio codice Ateco, infatti, non era tra quelli messi nell’elenco delle attività che dovevano chiudere. Per il Governo potevo restare aperto e lavorare”. Bene. Cioè, male: “Senza clienti è stato impossibile. Servivo 15 bar, nell’ultimo anno sono scesi a cinque, e non tutti mi hanno fatto ordini tutti i giorni, ma solo saltuariamente. Ho avuto due bonus dal 600 euro, la scorsa primavera, poi mille a fondo perduto e altri 250 dal Comune di Selargius, città nella quale vivo. Ma il fatturato perso è stato di trentamila euro. Rifornivo anche il bar del Policlinico di Monserrato”, aggiunge Matta. Vale a dire uno di quei bar dove gli affari, solitamente, vanno bene. Ma non nell’anno del virus “maledetto”.
“Il padrone delle mura mi è venuto incontro per l’affitto, 850 euro al mese, dicendomi che poteva attendere alcuni pagamenti. Ma io gli ho sempre dato tutte le mensilità, sono fatto così: avevo firmato un contratto e l’ho rispettato”. Adesso, però, il de profundis. Condito da altre beffe: “Avevo chiesto un prestito allo Stato da 12mila euro, calcolato sul fatturato. In sei mesi non è rimasto più nulla, proprio per le troppe spese”. Da 24 ore, Claudio Matta è disoccupato: “Per il mio futuro cercherò di trovare un altro lavoro, in qualunque settore”. Su Facebook sono tanti i commenti di solidarietà: “Tanti dicono che sono un bravo pasticcere, ma non potevo continuare a indebitarmi. Anche la Tari è stata una mazzata, perchè il mio locale era stato assimilato a un bar, anche se non lo è mai stato: nel 2018 ho pagato 1200 euro, nel 2019 novecento. Se mai dovesse capitarmi la possibilità di riaprire una pasticceria, beh, non sarà in Italia: oltre al Covid, infatti, sono stato stritolato dalla burocrazia e da tante, troppe microtasse”.










