La compagnia Scimone/Sframeli a Cagliari con due spettacoli

Continua la Stagione 15/16 di Sardegna Teatro al Teatro Massimo


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I prossimi appuntamenti inseriti in cartellone sono affidati alla compagnia che da vent’anni
vede il sodalizio artistico di Spiro Scimone autore/attore e Francesco Sframeli attore/regista,
e che mette in scena il proprio repertorio di drammaturgia contemporanea, diventato negli
anni un punto di riferimento in Italia e all’estero.

In questi vent’anni la sperimentazione non si è mai fermata, la compagnia ha intrecciato
collaborazioni con registi, attori e scenografi tra i più importanti del panorama nazionale.
Dopo Carlo Cecchi, Valerio Binasco e Gianfelice Imparato; tra gli scenografi artisti come Titina
Maselli o Sergio Tramonti, Barbara Bessi e, in ultimo, Lino Fiorito (che ha creato la scena di
Pali e Giù – premio UBU 2012).

A Cagliari, ospiti di Sardegna Teatro, presenteranno la loro opera prima “Nunzio” (15/16/17
gennaio) e il loro ultimo spettacolo “Amore” (23/24 gennaio).
Dal 18 al 22 gennaio saranno protagonisti della master class indirizzata al gruppo di allievi
professionisti e che Sardegna Teatro organizza con tutti gli artisti ospiti.

Nunzio è l’opera prima della compagnia, testo scritto da Spiro Scimone in dialetto messinese,
con la regia di Carlo Cecchi. Al suo debutto lo spettacolo è stato vincitore di diversi premi tra i
quali la selezione IDI8Istituto Dramma Italiano) Autori Nuovi e la Medaglia d’oro per la
drammaturgia .

Amore è l’ultima opera della compagnia, la quarta con la regia di Francesco Sframeli, il testo è
di Spiro Scimone.
Anche in quest’opera la compagnia sperimenta il suo percorso drammaturgico mettendo al
centro di un tempo sospeso l’”umanità”, dove l’amore diventa una condizione estrema, forse
eterna.

Ticket:
amore Tariffa L (intero 20€ – ridotto 15€)
nunzio tariffa XS (intero 7€ – ridotto 5€)

Amore + Nunzio (20€ intero – 15€ ridotto)

Nunzio per abbonati CARD SARDEGNA TEATRO (3€)

Teatro Massimo- sala M2?
15/16 gennaio ore 21.00?
17 gennaio ore 19.00
NUNZIO
Di Spiro Scimone
Con Francesco Sframeli, Spiro Scimone
Regia Carlo Cecchi
Scena E Costumi Sergio Tramonti
Disegno Luci > Domenico Maggiotti
Regista Assistente > Valerio Binasco
Produzione > Compagnia Scimone Sframeli

premio istituto dramma italiano 1994 “autori nuovi”
medaglia d’oro istituto dramma italiano 1995 per la drammaturgia

“NUNZIO” è un atto unico scritto in lingua messinese, costruito su un dialogo serrato,
fatto soprattutto di domande e risposte ribattute, ossessivo nelle sue ripetizioni.
Giacché l’ossessione circolare è la sua misura, è lo specchio fedele di una situazione
senza uscite. O meglio: da cui non si vuole uscire, perché quel che s’intravede al di là è
solo un buco nero senza ritorno.L’idea della morte, mai nominata, è l’ideale punto
d’incontro delle due solitudini dei protagonisti. Quella che Pino dà per mestiere.
Quella che Nunzio riceve poco per volta, ucciso dal veleno della fabbrica, dalla polvere
respirata sul luogo di lavoro, contro cui poco valgono le pillole generosamente offerte
dal padrone. (C’è poco da fare, la morte non si condivide, né la propria né quella
dell’altro). Alla morte si possono opporre soltanto i piccoli rituali della quotidianità, le
cose da mangiare preparate con le proprie mani, una tazzina di caffè con la sigaretta. E
quei discorsi scontrosi, quei più lunghi silenzi così profondamente incisi nel carattere
dei siciliani. E i gesti d’affetto rudi come il regalo di una giacca che può anche
produrre un momento di commozione.Non c’è però rischio di patetismi, in “Nunzio”.
Anzi, la chiave privilegiata è piuttosto una comicità agra e svagata, costruita sui corpi
degli interpreti, clown privati di contesto e tesi verso un’apparente immobilità, in
realtà una sottile trama di azioni e reazioni che si ricreano sera per sera. E’ in quei
corpi sempre consapevoli di esistere su una scena, nell’intimità della loro lingua, nella
complicità dei loro gesti, che leggiamo una disperata volontà di resistenza uman

< Nunzio, il testo di Spiro Scimone, mi ha prima di tutto interessato, perché è stato
scritto, in siciliano, da un giovane attore che lo avrebbe recitato con un altro giovane
attore con il quale da anni lavora. E’ un testo che nasce da dentro l’esperienza teatrale
che due giovani attori da anni condividono.
Ciò era per me di grande interesse, perché forse si trattava di una cosa che aveva una
sua reale necessità.
Il lavoro che, con Valerio Binasco, mio assistente per questa regia, stiamo facendo con
Spiro Scimone e Francesco Sframeli, mi ha confermato che si tratta di qualcosa di
molto serio: il teatro è per loro fondamentale. C’è un conflitto dentro il teatro di
“Nunzio” fra un contenuto veristico ottocentesco, aggiornato anche secondo clichés
cinematografico-televisivi, e l’intermittente esperienza della sua impossibilità; ossia
fra la pretesa del “come se” della convenzione realistico-naturalistica e la coscienza, se
pur baluginante, della sua ormai sclerotizzata alienazione. Questo conflitto, che fa
capolino qua e là nel testo, mi è sembrata la cosa più interessante e più produttiva da
affrontare e approfondire. E poiché esso tocca i temi più problematici della
recitazione, come per esempio il rapporto fra l’identificazione e il suo opposto, il
lavoro con gli attori durante le prove, è la regia.
Questo spettacolo viene rappresentato nell’ambito del Festival di Taormina che
celebra quest’anno Eduardo De Filippo.
Eduardo si occupò intensamente, negli ultimi anni della sua vita, della nuova
drammaturgia italiana. E alla sua memoria che dedichiamo questo spettacolo, e alla
suprema lezione che è il suo teatro >. (Carlo Cecchi)

“La lingua che ho usato in Nunzio è il dialetto messinese perché sentivo che riuscivo a
esprimere tutto attraverso quella che è poi la mia lingua dell’ infanzia, è il suono delle
mie radici e mi dava la possibilità di esprimermi veramente fino in fondo. Questo
dialetto poi era perfetto anche per il tipo di personaggi e di situazioni che raccontavo,
perchè creava un’atmosfera e un suono molto adatto per la storia di Nunzio. Le parole
sono in messinese, ma c’è una costruzione molto teatrale per dare anche una
musicalità e un’atmosfera precisa. Così è nato Nunzio” (Spiro scimone)

Da “Nunzio”, è stato tratto il film Due amici, diretto e interpretato dagli stessi Spiro Scimone e
Francesco Sframeli, vincitore nel 2002 del “Premio Leone d’Oro Opera Prima” alla Mostra del
Cinema di Venezia.

Teatro Massimo- sala M1
23 gennaio ore 21.00?
24 gennaio ore 19.00
AMORE
di Spiro Scimone
regia di Francesco Sframeli
con Spiro Scimone, Francesco Sframeli, Gianluca Cesale, Giulia Weber
scena di Lino Fiorito
disegno luci Beatrice Ficalbi
regista assistente Roberto Bonaventura
direttore tecnico Santo Pinizzotto
amministrazione Giovanni Scimone
relazioni esterne e ufficio stampa Rosalba Ruggeri
realizzazione scena Nino Zuccaro

produzione compagnia Scimone Sframeli
in collaborazione con Théâtre Garonne Touluouse

Amore è l’ottava commedia di Spiro Scimone, la quarta con la regia di Francesco
Sframeli (dopo La Busta, Pali e Giù) messa in scena dalla compagnia Scimone Sframeli.
In scena due coppie: il vecchietto e la vecchietta, il comandante e il pompiere. Quattro
figure che non hanno nome. Si muovono tra le tombe. La scena è, infatti, un cimitero.
Il tempo è sospeso, forse, stanno vivendo l’ultimo giorno della loro vita. Dialoghi
quotidiani e surreali, ritmi serrati che intercettano relazioni, attenzioni e richieste
fisiche che celano necessità sul limite tra la verità e la tragedia del quotidiano.
Spiro Scimone prosegue il suo percorso drammaturgico ai bordi dell’umanità,
all’interno di non luoghi, dove i personaggi non hanno nome e sono “tutti vecchietti”.
L’ Amore è una condizione estrema e, forse, eterna.
La Compagnia Scimone Sframeli opera dal 1990 ma si costituisce formalmente nel 1997. Nel
1996 Scimone scrive Bar e nello stesso anno, Scimone e Sframeli vincono il premio Ubu
rispettivamente come nuovo autore e nuovo attore. Nel 2001 dirigono e interpretano un film
tratto dall’opera teatrale Nunzio, con il titolo Due amici che vince al Festival cinematografico
di Venezia 2002 il Leone d’oro per la migliore opera prima.
Del 2004 è Il cortile che vince il Premio Ubu come miglior testo teatrale. La compagnia ha
calcato negli anni le scene dei maggiori festival e dei più prestigiosi palcoscenici europei. Va
ricordato, inoltre, che l’opera di Spiro Scimone “La festa” è stata rappresentata alla Comédie
Francaise.