Suo figlio, Filippo, è morto a causa del terremoto che ha devastato, nel 2016, la città di Amatrice. Aveva solo ventidue anni e, in quel “maledetto” giorno di agosto, è stata l’unica vittima di tutta la famiglia. Che, da quel giorno, vive nei ricordi tristi di quell’evento e nella disperazione. Mario Sanna, 60 anni, sardo doc (è nato a Nuoro) e, da qualche tempo, sta cercando di costruirsi una casa nuova a Rieti. E, da tredici giorni, sta facendo lo sciopero della fame. I soldi non sono un problema, la grana è però legata “agli oneri. Il Comune vuole 42mila euro per oneri di vario genere legati proprio alla costruzione. È sbagliato”, tuona Sanna, “ci stanno negando ciò che prevede la legge 189 del 2016, che prevede la regolamentazione di tutte le azioni da fare per le ricostruzioni. Al comma due dell’articolo 6 è prevista la gratuita per il pagamento degli oneri di costruzione a proprietari, usufruttuari e fruitori di diritti reali”, prosegue il sessantenne.
“Nel terremoto ci siamo salvati io, mia moglie e altri due miei figli. Stiamo vivendo in una foresteria gestita da suore, dobbiamo pagare seicento euro al mese per avere un tetto sopra la testa. È vergognoso, sto facendo lo sciopero della fame insieme ad altre due persone da, ormai, 13 giorni, per rivendicare il diritto a ricostruirmi una vita”.









