di Paolo Rapeanu
Trentadue anni, Jessica Ortu è una delle lavoratrici con un piede e mezzo già fuori dal call center Dynamicall di viale Meucci a Cagliari. La doppia lettera – licenziamento più ordine di servizio – è già finita anche tra le mani della donna. Convivente, il suo compagno fa il libero professionista, “il mio stipendio è l’unico certo che entra in casa ogni mese” e un mutuo da pagare proprio per quell’abitazione dentro la quale, a poche ore dalla Pasqua 2018, è calato il gelo e la disperazione. “Ho formato dei giovani che giustamente lavorano, tanto di cappello, ma l’azienda vuole tenere loro per via degli sgravi fiscali, mentre per me non è prevista la riassunzione nella nuova azienda Zeroquattronove. Io ho competenze e professionalità, oltre a un contratto indeterminato di terzo livello, loro no”.
È delusa e sconsolata la 32enne: “Ho lavorato per dodici anni dal lunedì al sabato, prendendo 1200 euro al mese e facendo assistenza e vendita. Quelli come me costano troppo alle aziende, che scelgono di assumere chi non ha un contratto come il mio e neppure scatti di anzianità. Spero che la Regione e la stessa Enel Energia facciano qualcosa, un posto di lavoro in meno significa una famiglia senza più un reddito”.









