Storie belle di integrazione tra popoli che, messi a paragone, non sono troppo differenti. Sardegna e India, migliaia di chilometri di distanza che si azzerano “in un secondo”. Magari di verdure, ma anche di carne d’agnello. La comunità indiana nel capoluogo sardo è abbastanza numerosa: i lavori che fanno sono i più disparati, ristorazione inclusa. Jasvir Bhela arriva in città nel 2004, prima qualche anno a Roma, il suo punto di partenza è la sua terra di nascita: Punjab, regione dell’India del nord. Da 2013 è la titolare del Namastè indian tandoori food, ristorante tipico indiano incastonato in via Barcellona, una delle tante “strade-anime” della Marina.
“All’inizio eravamo in pochi, poi ci siamo adattati, facendo diversi lavori, e io sono riuscita a diventare ristoratrice”, esordisce Jasvir, in un italiano praticamente perfetto. Gli esordi con qualche diffidenza, il palato dei cagliaritani non è facile. Chapati, pollo al curry, quante novità. Però, col tempo “si sono abituati, apprezzano molto la nostra cucina, è sana e piccante”. Quando si parte da zero, in qualunque angolo del globo, le difficoltà sono da mettere in conto. Jasvir, a parte quelli “canonici”, però, ci tiene a sottolineare che “non ho incontrato molti ostacoli. Cagliari mi piace, è così simile alla mia India: posti piccoli, persone socievoli e un’abitudine di vita decisamente calma e tranquilla”.











