La testimonianza di D. M., sopravvissuto a un’aggressione simile a quella costata la vita a Marco Mameli. In questi giorni di dolore e riflessione per la tragica morte di Marco Mameli, arriva una testimonianza che fa riflettere. D. M., un giovane di Villaputzu, ha deciso di raccontare la drammatica esperienza vissuta nel febbraio di due anni fa, durante i festeggiamenti del Carnevale a Castiadas. Anche lui, come Mameli, è stato vittima di un accoltellamento. Solo il caso e la prontezza dei soccorsi gli hanno permesso di essere ancora qui a raccontarlo. “Queste cose non devono più succedere – dice oggi – non si può rischiare la vita per una futile lite”. Era febbraio, il clima di festa animava le strade di Olia Speciosa piccola frazione di Castiadas, quando una banale discussione tra due ragazzi, entrambi ventenni, è degenerata in violenza.
L’aggressore, improvvisamente, ha estratto dalla tasca una pattadese e l’ha affondata nel fianco di D. M. con un colpo che avrebbe potuto essergli fatale. “La lama ha penetrato per 10 centimetri, danneggiando gravemente il fegato e provocando un’emorragia interna”. Trasportato d’urgenza dall’ospedale di Muravera, dove è stato stabilizzato, al Santissima Trinità di Cagliari, il giovane è stato sottoposto a un delicato intervento chirurgico nel cuore della notte. Un’operazione complessa che gli ha salvato la vita. “Poteva finire diversamente” – D.M. porta ancora le cicatrici di quella notte, non solo sul corpo, ma anche nell’anima. La notizia dell’omicidio di Marco Mameli ha riaperto vecchie ferite, riportando alla memoria il terrore vissuto e la consapevolezza di quanto sia fragile la vita. La violenza non porta a nulla – eppure continuiamo a leggere storie come questa. Mentre le indagini proseguono per individuare il responsabile dell’omicidio di Mameli, la testimonianza di D. M. è un monito per tutti: dietro una lite apparentemente insignificante può nascondersi un tragico epilogo. E, troppo spesso, non c’è una seconda possibilità.












