Carte e documenti li ha compilati tutti. Meglio, i suoi datori di lavoro li hanno compilati, e spediti al commercialista. La richiesta “di cassa integrazione per Luca Musanti” è stata fatta. Ma il denaro “non è ancora arrivato”. E lui, bravo barista cagliaritano con un quarto di secolo di esperienza, si trova a casa da ormai sei settimane con la moglie e il loro unico figlio, a contare i giorni che lo separano dal ritorno al lavoro. E qui c’è un altro problema: potrebbe utilizzare anche la migliore calcolatrice del mondo, il 49 enne, ma senza la data sicura sul calendario, ogni conteggio va a farsi benedire: “Mi aspettavo che la cassa integrazione fosse già arrivata, invece devo andare avanti con i miei risparmi per mangiare, pagare affitto e bollette varie. Non mi sento tutelato dallo Stato, anzi, è come se fossi un fantasma. Non potevano pensare ad erogare un bonus di 600-800 euro anche a noi che non siamo partite Iva e che non abbiamo, al momento, nessuno stipendio?”.
L’amarezza è tanta, e il lavoratore spera che qualcosa possa sbloccarsi già nei prossimi giorni. E incrocia, nemmeno troppo virtualmente, le dita: “Tutti dicono che bisogna aiutare i meno fortunati. Ecco, in questo momento io sono un cittadino in difficoltà, dopo aver sempre lavorato onestamente, facendo i miei turni e portando lo stipendio a casa. La mia famiglia è monoreddito, sino a quando non tornerò dietro il bancone del bar dovremo fare tante rinunce, nell’attesa che i politici si degnino di ricordarsi che esistiamo anche noi”.









