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Non c’è solo chi ha chiesto (e ha ottenuto o sta per ottenere) il bonus di 600 euro o chi ha già iniziato le pratiche per ricevere un finanziamento-prestito minimo di 25mila euro. No. In Italia, e ovviamente anche in Sardegna, c’è anche chi ha un contratto di lavoro a tempo indeterminato, non lavora ed è in attesa del “salvagente” della cassa integrazione. Tra i tantissimi casi c’è quello di Giulio Camba: sessantacinque anni, fa il banconiere nei bar sin da quando era ragazzino: “Ho iniziato al bar dell’hotel Mediterraneo, poi il Rosso e Nero in via Dante e, da qualche anno, il Bloddy Mary a San Michele. Non lavoro dall’undici marzo, i miei datori di lavoro hanno già fatto tutte le pratiche per chiedere la cassa integrazione ma sinora, dallo Stato, non ho visto nemmeno un centesimo. In casa lavoro solo io, mia moglie è casalinga e due dei nostri tre figli sono disoccupati. Siamo in balìa delle onde dell’incertezza”, afferma Camba. “Mi sono sempre guadagnato tutto col sudore della fronte, non ho lo stipendio ma le bollette arrivano puntuali: oltre seicento euro di Tari, quattrocento più duecento euro di conguaglio di acqua e 112 euro per la luce. Ho già dovuto toccare i miei pochi risparmi”.
“Sono molto preoccupato”, confessa il barista, “tra meno di due anni devo andare in pensione, questa emergenza del Coronavirus, proprio ora, è una maledizione. Ho dovuto anche rinunciare a fare alcuni lavoretti urgenti in casa: ho uno scarico guasto e non posso chiamare il tecnico per la riparazione della caldaia. Se avessi lo stipendio sarebbe tutto diverso, invece mi trovo costretto a risparmiare su tutto, dopo una vita di lavoro, attendendo che il Governo si ricordi anche di quelli come me”.