“Caro Direttore,
sono un ragazzo sardo di 21 anni. Mi piacerebbe spiegare, attraverso il vostro giornale, perchè io e tantissimi miei coetanei voteremo No al referendum di domenica prossima. Lei sa cosa significa essere pagati con i voucher? Ci avevano promesso l’addio ai contratti precari, ora siamo qui quasi a rimpiangerli. Matteo Renzi, il politico “giovane” che doveva rottamare la vecchia politica, non è riuscito nemmeno mai a illuderci. Il Jobs Act è stato fumo negli occhi, ha letto i dati sulla disoccupazione giovanile in Italia? Noi che non abbiamo un’occupazione, siamo il 37.1 per cento: ma il nostro non lo chiamavano il Belpaese? Lei mi dirà, cosa c’entra la nostra disperazione con la riforma costituzionale? Niente, se non il fatto che a personalizzare il referendum è stato proprio il premier Renzi. Chiedetevi però come mai uno dei governi più young della storia d’Italia sia così tanto osteggiato dai più giovani: c’è un sentimento comune, tra i ragazzi nati a cavallo del 2000, che è anti governativo non soltanto per moda o per ribellione. Ci sentiamo abbandonati, soprattutto in Sardegna: Garanzia Giovani è stato un gigantesco flop, ho letto sull’Espresso che i 34enni che vivono ancora con i genitori, quelli che chiamavano bamboccioni, sono il 67 per cento. E invece Renzi pensa ad aumentare i soldi ai pensionati, o a dare gli 80 euro a chi un lavoro già ce l’ha.
Noi, i cosiddetti Neet, studenti disoccupati, siamo la generazione che non vede un futuro. Studiamo e inseguiamo le nostre passioni, ma in tanti campi sappiamo già che non potremo mai realizzarle perchè stanno facendo morire tutto. Si chieda come mai a insistere per il Sì sono coloro che hanno lo status quo, i politici che hanno una loro poltrona, che stanno comodamente con il culo al caldo. Questo è un Paese che viaggia a una sola velocità, quella di chi ha già i privilegi. Secondo l’Inps quest’anno la paga media di chi viene retribuito con i buoni si aggira intorno ai 500 euro all’anno: pensate quanto sia stato bello allora, per noi giovani, vedere l’Italia bloccata per quasi un anno per questo referendum che porterebbe in Senato chi non è eletto dai cittadini, chi ha già incarichi politici e dunque ha già dimostrato di non risolvere i problemi dei ragazzi. I governi regionali invece, quelli che si sbracciano per sostenere il Sì, hanno realizzato una continuità territoriale che ci fa spendere ancora 150 euro per andare e tornare da Milano. Abbiamo distanze geografiche che diventano per forza di sviluppo. E ora con la riforma vorrebbero anche togliere potere all’autonomia sarda? Voto No, anche se non mi piacciono quelli che voteranno No solo per cercare di riprenderselo, quel potere lì. Che tanto probabilmente per noi non cambierà nulla”.












