Da Firenze a Sanluri per cercare la famiglia che, ottant’anni fa, ospitò il suo papà dopo essere stato ferito gravemente in guerra: grazie alla solidarietà dei cittadini Paolo Matteoni è riuscito a ricomporre la storia e a incontrare il nipote di uno dei componenti della generazione che, con amore, accolse in casa il soldato. “Ciò che mi ha colpito maggiormente è stato l’interesse e la dedizione dei sanluresi che, in poche settimane, mi hanno permesso di ricostruire quel periodo di vita del mio papà”.
È bastato un semplice post su facebook per suscitare l’interesse e prodigarsi ad aiutare Paolo Matteoni, residente a Firenze che dalle lettere e alcuni diari conservati dal padre e dal nonno, dove sono custoditi i ricordi degli anni della seconda guerra mondiale, si evidenziava l’ospitalità ricevuta da una famiglia di Sanluri dopo le gravi ferite riportate in uno scontro. Il soldato si chiamava Enzo Matteoni, nato a Cecina (LI) il 10/12/1923 e, purtroppo, scomparso “nel 1976, quando io ero poco più che un bambino. Il ricordo di mio padre è sempre stato presente nella mia vita come la volontà di custodire ciò che ha segnato i suoi anni”. Era poco più che ventenne quando, come tanti giovani di allora, fu strappato dalla famiglia per combattere al fronte: fu inviato in Sardegna, una terra lontana dalla sua, era paracadutista Divisone Nembo, e fu ferito il 10/09/1943. Da allora, dopo essere stato ricoverato in diversi ospedali, venne affidato alle cure di una famiglia di Sanluri “che lo accolse come un figlio”. L’affetto e la solidarietà non mancarono, rimarcate nella corrispondenza epistolare che lo teneva unito alla sua famiglia originaria. Dopo 14 mesi riuscì a far rientro in Italia lasciando un pezzo del suo cuore a Sanluri e, oggi, grazie ad altrettanta solidarietà, Paolo ha scoperto e rivissuto il calore che avvolse il padre in quei terribili anni.
Un soldato che per tutta la vita portò i segni della guerra, “camminava con dei tutori” per lui fu proposta la medaglia d’argento al valor militare e decorato come combattente per la libertà.
“Cari amici Sanluresi,
un mese fa pubblicai questo post alla ricerca della memoria di un periodo della vita di mio padre. Il risultato è stato a dir poco eccezionale: oltre 230 condivisioni in poche ore; poi, poco a poco, arrivano notizie. All’inizio vaghe e lontane, poi sempre più precise; infine sono riuscito a legare un filo lungo quasi ottant’anni trovando qualcuno che si ricorda quei fatti e soprattutto ha conosciuto mio padre allora ventenne.
Questo è un esempio di come i social network possano rappresentare un aiuto positivo, ma soprattutto dimostra come le persone, con la loro umanità, possano impiegare una parte del loro tempo per aiutare un illustre sconosciuto come me a trovare “un ago in un pagliaio”!
Di tutto questo voglio ringraziare la comunità di Sanluri, le persone che mi hanno scritto e tutti quelli che hanno reso possibile questa specie di miracolo. In particolare vorrei ringraziare: Efisio Deidda, Deidda Diomira, Luisa Camboni, Benji Sanna, che hanno voluto scambiare qualche parola con me sulla vicenda.
Infine voglio ringraziare Fabrizio Fabry Sanna, che ha accettato di incontrarmi, con il quale ho condiviso questa storia; è suo padre che ricorda di aver conosciuto il mio: decenni e chilometri non hanno impedito alla vita di ricostruire legami.
Ora sto progettando qualcosa che renda onore a questa storia. Se l’idea andrà in porto sarà anche grazie a voi, Amici di Sanluri”.
Il progetto che ha in mente Paolo Matteoni è quello di realizzare un’opera teatrale per raccontare e tramandare il dramma vissuto in guerra da centinaia di migliaia di ragazzi che, a vent’anni, dovettero diventare adulti e combattere per salvare la patria. Storie che molto spesso non ebbero un lieto fine, giovani che persero la vita in modo cruento ma anche episodi, come questo, che segnano e insegnano valori ed emozioni importanti, particolari e che mettono in evidenza, per l’ennesima volta il gran cuore dei sardi, in questo caso dei sanluresi.












