L’impatto del Covid, delle chiusure e delle restrizioni in Sardegna è stato devastante. Ha colpito turismo, commercio, servizi e in generale i consumi l’economia e il mondo del lavoro moltiplicando i poveri e i bisognosi. Nel 2020 in Sardegna troviamo in condizioni di povertà 101 mila nel 2020 (erano 94 mila lo scorso anno). E nel corso del 2020 i Centri di ascolto Caritas isolana hanno ascoltato, una o più volte, 10 mila e 125 persone portatrici di uno o più disagi a livello personale e familiare; il che farebbe moltiplicare tale indicatore a cifre ben più elevate. Un dato che appare in notevole aumento rispetto al 2019 (6 mila 876 persone). L’incremento tra il 2019 e il 2020 è stato di 3 mila 249 unità, pari a +47,3%. E c’è di più: oltre la metà di questo esercito dei bisognosi si è affacciato per la prima volta ai servizi Caritas.
Un quadro agghiacciante che emerge dai dati forniti dal report su povertà ed esclusione sociale in Sardegna 2021, presentato stamattina al Seminario arcivescovile.
«Tale aumento – spiega Raffaele Callia – responsabile del Servizio Studi e ricerche della Delegazione regionale Caritas Sardegna e curatore del Report – è conforme alla crescita di circa 1 punto percentuale dell’incidenza della povertà relativa registrata in Sardegna nel 2020 ed è evidentemente associato al peggioramento delle condizioni di vita delle famiglie sarde a causa degli effetti economici della pandemia, in particolare di quei nuclei sprovvisti di tutele e di reti di protezione sociale, con persona di riferimento occupata in modo irregolare e/o precario, fra cui diversi cittadini stranieri».
Come aggiunge il responsabile «con riferimento all’impatto prodotto dalla pandemia sui nuovi profili di vulnerabilità individuati dalla Caritas a livello nazionale è importante considerare come la Sardegna si collochi tra le regioni italiane con quote di povertà inedite molto più elevate rispetto alla media nazionale: le persone che si sono rivolte ai Centri di ascolto per la prima volta nel 2020 coprono il 51,5% del totale».
Si tratta in maggioranza di cittadini italiani (71,5%). Una quota pari a tre quinti delle persone ascoltate è transitata presso i Centri di ascolto della diocesi di Cagliari (60,1%), la quale assorbe la quota più consistente della popolazione residente nelle diocesi sarde (33,6%).
Nel complesso, «appare utile considerare, attraverso una comparazione tra i dati degli anni passati e quelli del 2020 – continua Callia –, come lo scenario straordinario e inatteso della pandemia abbia fatto emergere nuovi profili di povertà. Infatti, se da un lato sono confermati alcuni elementi di carattere strutturale, che vedono delineare da diversi anni i tratti tipici del disagio sociale in Sardegna, dall’altro la pandemia sembrerebbe aver interrotto bruscamente alcune linee di tendenza emerse negli anni precedenti: oltre al dato quantitativo, colpisce il ritorno a una preponderanza del genere femminile e la crescita, a livello familiare, dell’esposizione alle situazioni di vulnerabilità. Inoltre, le necessità primarie associate ai problemi economici e lavorativi si sono amplificate e, come già accennato sopra, si è assistito a un affacciarsi ai Centri d’ascolto di persone non tradizionalmente conosciute dalla rete Caritas».