Oggi più che mai in Sardegna sono state rese pubbliche problematiche che da tempo infiammano il dibattito sugli scavi archeologici, sul modo di realizzarli, sul timore dell’eventuale danneggiamento di reperti unici e preziosi. Forse non siamo a tanto.
Di certo rattrista sapere che istituzioni, ad esempio la Soprintendenza archeologica e un esponente del Parlamento, siano ricorsi ai Carabinieri e alla Procura della Repubblica ciascuna per far valere le proprie “ragioni” come se, il sentimento per il “bene comune”, in assenza di un proficuo scambio di idee e stimoli di crescita, fosse inesistente o irraggiungibile.
Siamo sensibili, vicini alle istituzioni, amiamo promuovere la fruizione del patrimonio archeologico e paleontologico e così, questi fatti, ci preoccupano.
Dispiace che il personale della Soprintendenza, impegnato come afferma la nota stampa del soprintendente archeologo, nello scavo scientifico a Monti Prama, vivrebbe in “un clima di odio esasperato che espone alle minacce fisiche il personale reiteratamente minacciato di morte, sottoposto a ingiurie inaccettabili“.
Nell’esprimere la piena solidarietà agli archeologi, ritorna in mente un dibattito portato avanti da un blog di anonimi sotto indagine e che a lungo, in modo vigliacco e anonimo, cercò di infangare associazioni culturali, esponenti della cultura e del giornalismo.
Ricevere minacce, ingiurie e accuse, logora il clima di sobrietà che ciascun cittadino vorrebbe vivere nel lavorare al servizio della collettività. Fa dedicare tempo ed energie, ricorrendo alle sedi competenti, per difendersi dalle aggressioni verbali e dalle minacce. Tutto ciò non appare stucchevole?
Chi crede con amore e passione alla crescita culturale della nostra regione, vorrebbe guardare altrove: verso la collaborazione e uno scambio di azioni positive tra enti, istituzioni e appunto persone?
Sono convinto che andando in questa direzione, instaurando un dialogo costruttivo, la Sardegna potrà risolvere ben altri problemi, come quello della tutela e della salvaguardia dei nostri beni culturali. Sarebbe bello assistere a una nuova stagione in un clima di serenità. Penso a una primavera ravvivata dalla politica del fare cultura, e non dalle polemiche.
Della nostra regione possiamo offrire un’immagine migliore, la vera sostanza che farebbe la differenza.
Marcello Polastri












