Il Covid non ha risparmiato nemmeno le comunità straniere della città. Anche quelle più laboriose. In Sardegna la maggior parte degli stranieri si è rivolta presso i Centri di ascolto di Cagliari (una quota pari a tre quinti). I cittadini stranieri che si avvalgono del servizio offerto dai Centri di ascolto sono per lo più di sesso maschile (57,0%), hanno un’età media di 40 anni, sono in maggioranza coniugati (41,8%), vivono prevalentemente in nucleo con propri familiari e/o parenti (in case in affitto) e provengono principalmente dal continente africano, in particolare dal Senegal e dalla Nigeria (insieme assorbono oltre un quarto). La prima collettività rappresentata è appunto quella senegalese (13,9%). “Mai visti così tanti senegalesi”, hanno dichiarato gli esperti della Caritas.
È interessante notare come nella graduatoria compaia al terzo posto la collettività filippina. La comunità asiatica, che risiede sostanzialmente nel Cagliaritano, prima del 2020 non aveva registrato una presenza statisticamente significativa nei Centri di ascolto della Caritas.
L’avvento della pandemia, evidentemente, ha provocato delle condizioni di fragilità anche per le persone di questa comunità, tradizionalmente conosciuta anche in Sardegna come particolarmente laboriosa.









