Ho deciso di raccontare pubblicamente qualcosa di molto personale”. Con queste parole inizia il lungo e toccante racconto di un ragazzo laziale di Monte Romano, Manuel Meniconi, che ha scelto di condividere il suo calvario nella speranza di poter essere d’aiuto a chi, come lui, si trova davanti a diagnosi drammatiche e cure invasive. La sua storia, rilanciata sui social, ha avuto larga visibilità ed è arrivata anche in un gruppo Facebook di una cittadina dell’hinterland cagliaritano, dove in tanti hanno commentato con partecipazione e gratitudine. “Nel 2022 durante la TAC, scopro di avere tre lesioni nella testa. Dopo lo smarrimento iniziale, mi viene consigliato senza esitazione e dicendo di fare la radioterapia perché la chemioterapia non arriverà mai alla testa. E gli effetti collaterali? ‘Meglio non pensarci’. Vedendo un secondo specialista. Stessa risposta. Identico verdetto: radioterapia, bisturi e rischi annessi. Ma è proprio allora che la storia prende una svolta. Mio padre e mio fratello incontrano il medico curante. Gli racconta la sua storia e il medico li consiglia di rivolgersi al San Raffaele di Milano, al reparto di neurochirurgia del Prof. Mortini, che aveva già risolto un caso analogo in famiglia. Il Professore Mortini guarda le immagini della risonanza, li tranquillizza e li dice: ‘tuo figlio non ha tre lesioni nella testa ma ha solo una lesione. Niente radioterapia. Niente bisturi. Noi usiamo il Gamma Knife. Niente tagli. Solo raggi gamma che attraversano il cranio e distruggono la massa’. Il viaggio a Milano diventa così la via della rinascita: “Una settimana dopo la mia famiglia mi porta a Milano. Alle 8 del mattino mi mettono la struttura (mi vedrete nella foto). Mi fanno sdraiare sul lettino di un macchinario simile a una risonanza. Dopo un’ora e mezza, il trattamento è concluso. Me tolgono il “casco”, mi portano in reparto, e otto ore dopo sono tornato a casa. Fine. La lesione? Non c’è più”. Un percorso che rivela quanto ancora poco conosciuta sia la tecnica del Gamma Knife in Italia. “Figuriamoci alcuni che non avevano mai sentito parlare del Gamma Knife. Ho letto un’articolo che diceva che la prima macchina Gamma Knife arrivò in Italia 30 anni fa, proprio a Roma, grazie a un neurochirurgo visionario che si formò in America e dopo pochi mesi fu tolta di mezzo, chiusa in un seminterrato e… dimenticata. Dava fastidio a troppe persone”. Eppure questa tecnica non è utile solo per le lesioni cerebrali: “Il Gamma Knife non serve solo per i lesioni, ma anche per molti tipi di tumori. Cercate su Google: ‘Gamma Knife – Radiochirurgia Stereotassica – Prof. Mortini’”. Il suo messaggio oggi è chiaro: raccontare per diffondere speranza. “Voglio condividere e fate girare questa storia. Potrebbe evitare a qualcuno un intervento inutile. Potrebbe, semplicemente, salvarlo. Se anche solo una persona, leggendo questo, potesse avere un’altra possibilità… allora ne sarà valsa la pena”, conclude.












