Per le ultime notizie entra nel nostro canale Whatsapp
Hanno marciato in pieno centro, offendendo un’intera città al ritmo di insulti e provocazioni. Gli ultras napoletani arrivati ieri a Cagliari sono riusciti a ottenere ciò che volevano: provocare e, dopo la gara, cercare anche il contatto con gli ultras rossoblù. Le polemiche sono tantissime, ci sono già varie interrogazioni parlamentari depositate. E la tensione vissuta ieri nel capoluogo sardo non ha precedenti. A scortare i napoletani c’era la polizia, da piazza Matteotti allo stadio: “Erano 280, si sono rifiutati di salire sui bus, hanno raggiunto in treno piazza Matteotti e hanno deciso di non prendere i pullman”. Queste le dichiarazioni, autorizzate dalla polizia, del questore di Cagliari, Paolo Rossi. Che aveva tra le mani il totale degli ultras napoletani giunti nell’Isola e che ha preso tutte le decisioni prima, durante e dopo la gara. Come quella, nel pomeriggio, di “scortarli a piedi”. E il questore è sicuro: se gli agenti avessero obbligato i tifosi azzurri a utilizzare i pullman, ciò “avrebbe significato dover scatenare una guerriglia urbana in pieno centro”.
Si è quindi evitata una guerriglia. Ma sullo sfondo restano gli insulti e le offese degli ultras napoletani, che hanno appunto scatenato un vespaio di critiche e polemiche. E dopo la partita, emerge che, i risposta a lanci di petardi e sassi da parte di un gruppo di tifosi rossoblù, “gli ultras del Napoli hanno cercato il contatto”. Il grosso spiegamento di Forze dell’ordine (non solo poliziotti ma anche finanzieri e carabinieri) in tenuta antisommossa ha evitato il peggio. A tarda notte gli ultras azzurri sono stati portati all’aeroporto, in attesa del volo di ritorno. Loro tornano a casa, i cagliaritani rimangono nella loro città a chiedersi se quella marcia “provocatoria” potesse, comunque, essere in qualche modo evitata. E presto, la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese potrà rispondere, grazie alle.l interrogazioni protocollate da più parlamentari isolani.