Ci sono le ore di lavoro, migliaia in più ogni mese, “non retribuite”, i turni, “doppi e massacranti”, gli stipendi, “i più bassi di tutta l’Europa” e lo stress, “non possiamo nemmeno avere un riposo adeguato”. Eccola, la situazione degli infermieri sardi, denunciata dal Nursing Up. Decine di infermieri si sono ritrovati in piazza Yenne a Cagliari per protestare e per dire che, a più di due anni dall’inizio della pandemia, le loro condizioni lavorative negli ospedali sardi si sono aggravate: “Situazioni insostenibili. Un infermiere è un laureato che viene maltrattato”, denuncia Diego Murracino, infermiere e dirigente sindacale, “dal punto di vista professionale, economico e familiare. Siamo i meno pagati d’Europa, dobbiamo andare al lavoro con gli avvocati perchè non ci pagano le migliaia di ore di straordinario che abbiamo fatto. La nostra vita è pessima, dovrebbe esserci un infermiere ogni sei pazienti e, invece, ce n’è uno ogni dodici. E i danni si ripercuotono anche con carenze sui pazienti”. Un caso tra i tanti è quello di Andrea Farris, infermiere sardo del 118 di 36 anni: “Ci sono colleghi che fanno anche 240 ore in più al mese, a me è capitato di doverne fare quaranta, pur di garantire la salute dei cittadini. Mi vengono negati i pagamenti aggiuntivi, c’è carenza di colleghi e non si riesce a dare il cento per cento nell’assistenza del paziente”. Tanto lavoro extra che diventa un macigno, “un peso sulle nostre famiglie e la vita sociale, pari a zero. Senza una vita serena e un riposo adeguato cala la qualità dell’assistenza”.
E nel più grande ospedale sardo, il Brotzu, l’emergenza Covid c’è ancora, anche tra il personale: “Molti infermieri, anche oggi, sono positivi, e quelli superstiti devono lavorare su doppi turni, con grosse difficoltà”, afferma Marino Vargiu, “Le piante organiche erano inadeguate già prima, ci lamentiamo dell’inadeguatezza economica e del mancato rispetto professionale e personale. Chiediamo che le nostre dotazioni organiche”, cioè il numero di infermieri a disposizione, “siano adeguate alle normative attuali, e che i nostri stipendi siano come quelli europei”.










