Una nuova – meglio, rinnovata – ordinanza per il mondo delle discoteche, quella firmata ieri dal presidente sardo Christian Solinas, che conferma tutta una serie di regole da dover seguire. Niente balli al chiuso, tutti distanziati, misurazione della temperatura obbligatoria per tutti all’ingresso e percorsi differenziati per entrare e uscire. “Ma così non si può lavorare, in discoteca non può esistere il distanziamento proprio perchè è un luogo di aggregazione”. È netto Gianni Casella, 54 anni, “papà” della movida cagliaritana. Tantissimi gli eventi organizzati negli ultimi decenni in tanti locali della città. “Io gestisco la 040, mi sono già adeguato alle regole. Faccio solo musica dal vivo, mi basta far rispettare il distanziamento anche tra i vari tavoli. Ma due metri di distanza da tenere nelle piste è l’antitesi della discoteca, nata per eliminare le distanze sociali. Niente più divisioni tra ricchi e poveri”. Adesso, però, le nuove regole non lo convincono, anzi: “Seguirle tutte è impossibile, non capisco perchè abbiano autorizzato i locali a riaprire, forse per accusare i gestori di creare assembramenti? In città le discoteche autorizzate si contano forse sulle dita di una mano, i gestori che accetteranno di aprire dovranno stare molto attenti, potrebbero essere ingiustamente accusati di provocare assembramenti”.
“Certo, sarebbe stato assurdo dire di non riaprire proprio nella settimana clou di Ferragosto”, osserva Casella, “ma l’errore clamoroso è stato fatto dal Governo. Bene hanno fatto a Ibiza, dove non hanno ancora riaperto nulla”.











