“Politici omosessuali? In Sardegna ci sono. Ed è importante che facciano coming out, come l’ex ministro Spadafora”. Il parere di Gianluigi Piras, ex assessore del comune di Jerzu ed ex componente del cda dell’Ersu, al momento l’unico esponente politico sardo ad aver dichiarato la propria omosessualità in un consiglio comunale.
“Mi ha colpito moltissimo quello che detto Spadafora”, dichiara Piras, “i detrattori alcuni vanno a dire che bisogno non c’è nessun bisogno di ostentare e sostengono che non c’è nessun etero che dichiari pubblicamente la propria condizione. In realtà non è così. Perché quando vivi la tua esistenza da etero il coming out la fai tutti i giorni. Con apprezzamenti sulle donne o sugli uomini e quando passeggi mano nella mano col tuo o con la tua partner e sei immune da battute e derisioni. Mentre nei contesti più arretrati l’omosessualità è ancora vista come un qualcosa di sbagliato. Per questo è importante che gli attori pubblici facciano questo passaggio: per rompere gli stereotipi e restituire normalità a esistenze vissute nell’ombra. Io l’ho fatto per poter essere di incoraggiamento per i tanti ragazzi che non sono in una condizione di privilegio e per favorire un processo di progresso e per incidere nella cultura delle popolazione”. Spiega che dopo quel giorno a Jerzu all’interno della sua comunità qualcosa cambiò: chi aveva posizioni di un certo tipo le sfumò e tanti si interrogarono e nacque un confronto importante.
“Sono abbastanza certo dell’esistenza di omosessuali nella politica”, aggiunge, “io ho molto rispetto dei percorsi personali. Io ho rispetto della vita personale di ognuno, ma chi ha ruoli pubblici deve farlo, perché a loro viene data visibilità. Se lo fa un mio vicino di casa non viene intervistato sulla propria condizione, un personaggio pubblico ha visibilità e arriva a più persone. Io stesso fino ai 31 anni non lo accettavo e non ho mai avuto rapporti con persone del mio stesso sesso, perché a scuola e in famiglia non se ne parlava. Perché quando la società definisce l’omosessualità come qualcosa di negativo, ti senti una persona sbagliata. Ora c’è internet, ci sono stati progressi, ma quando avevo 13 anni andavo in biblioteca per capire come curarla e non per accettarla e dovetti arrendermi al fatto che non esistesse una cura. Allora scoprire che non era una malattia fu un problema.
Oggi” conclude, “non penso che sia un ostacolo per la carriera. Ma penso alle persone in determinati ambiti della società, come chi cresce frequentando una comunità cattolica, magari di un certo tipo, che ha un’idea restrittiva di questi argomenti e che vive del consenso politico. Per loro fare un coming out sarebbe un problema sul piano elettorale”.













