Violenza nel carcere di Uta. Un detenuto originario del Maghreb ha incendiato la propria cella, ha picchiato uno degli agenti che alla fine è riuscito a metterlo in salvo e ben sei poliziotti penitenziari sono rimasti intossicati. A denunciare il fatto è la UilPa col suo segretario sardo Michele Cireddu: “Sono stati momenti estremamente concitati, un detenuto di origine magrebina ha appiccato un incendio. Nel tentativo di metterlo in salvo, un agente ha avuto la peggio perché l’autore dell’incendio lo ha aggredito ed è riuscito a sferrare un calcio che lo ha colpito al ginocchio e lo ha messo fuori causa. Sono pertanto intervenuti i rinforzi che hanno portato all’esterno della camera il detenuto per agevolare l’intervento dei medici ed hanno messo in sicurezza la sezione, dove erano allocati altri detenuti”.
“Gli eventi critici non sembrano fermarsi, soprattutto nell’ Istituto di Uta che mantiene il triste primato della macabra classifica degli eventi critici in regione. Ormai lavorare all’ interno del sezioni detentive dell’ istituto e’ diventato proibitivo, il numero esorbitante di eventi critici creano malessere e uno stress insostenibile, sono troppe anche 6 ore in una situazione del genere, perché la qualità del lavoro è insostenibile”, denuncia Cireddu. “Respingiamo fermamente la tendenza dell’amministrazione ormai di moda in Sardegna di costringere il personale a svolgere le 8 ore. Ci aspettavamo interventi concreti da parte del governo per arginare il fenomeno delle aggressioni con strumenti e attrezzature anti aggressione ed invece é arrivato un protocollo operativo di 300 pagine, irrealizzabile perché fornisce una serie di considerazioni che sembrano realizzate da chi non e’ mai entrato in un istituto penitenziario. Un istituto come Uta ha bisogno di un comandante esperto e vicino al personale con cui riorganizzare immediatamente il lavoro perche il personale ha bisogno di interventi concreti.
Al personale intervenuto va la nostra solidarietà ed il nostro plauso connla speranza che questi gesti eroici vengano riconosciuti anche dall’ amministrazione”.











