Il leggero calo di aprile è stato solo un’illusione, perché i prezzi a maggio hanno ricominciato a correre veloci e frenetici rendendo un’impresa quasi impossibile fare la spesa. Un rialzo talmente pesante che bisogna tornare indietro di 36 anni per trovare un precedente: i prezzi schizzano verso l’alto segnando un +6,9% (nel 1986 fu del 7,2%) su base annua e lo 0,9% su base mensile.
A correre sono come sempre i beni energetici che a cascata hanno però influenza su tutte le altre categorie di beni. Nel dettaglio, l’inflazione corre per l’aumento dei prezzi dei beni energetici (la cui crescita passa da +39,5% di aprile a +42,2%) dei beni alimentari (da +6,1% a +7,1%), soprattutto dei beni alimentari lavorati (da +5,0% a +6,8%), dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +2,4% a +4,4%) e dei servizi relativi ai trasporti (da +5,1% a +6,0%).
Di conseguenza ad accelerare è anche il cosiddetto carrello della spesa, cioè il paniere di beni alimentari e della cura della casa e della persona.
In Sardegna il conto è persino più salato che nel resto d’Italia, con i prezzi impazziti e le famiglie in ginocchio che non riescono ad arrivare a fine mese: aumenti di benzina, gas, cibo e tutti i beni al dettaglio a fronte di stipendi fermi da anni hanno creato un corto circuito difficile da disinnescare, soprattutto perché dovuto non solo all’inflazione ma anche a manovre speculative su cui evidentemente a nessuno interessa fare chiarezza.











