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Elisa e De Gregori: “Quelli che restano” sono le nostre canzoni

di Redazione Cagliari Online
14 Settembre 2018
in il-diavolo-sulla-sella, rubriche

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di Claudia Assanti

Quando un paio di sere fa Elisa ha annunciato il suo duetto con Francesco De Gregori, le mie impressioni sono state molteplici. Stupore, curiosità, soprattutto perché stavo per ascoltare una canzone di due artisti che ho nel cuore da sempre. La cantautrice friulana ha festeggiato lo scorso anno i suoi primi 20 anni di carriera, e si era già capito che l’artista aveva raggiunto ormai una maturità artistica tale da portarla a fare un ulteriore salto. E ascoltando “Quelli che restano”, si resta senza parole. Ti si smorza il fiato, i pensieri corrono troppo veloci rispetto alla capacità umana di esprimerli. Una di quelle canzoni che non ti aspetti, che non hanno praticamente un ritornello, che non hanno nulla di radiofonico, che ti costringono a fermarti ad ascoltare, perché la cosa più importante, mai come in questo caso, sono le parole.

Parole cantate prima da De Gregori, a cappella, e piano piano si assiste a un crescendo di intrecci di voci ed emozioni. Non è facile pubblicare un brano così, una canzone scritta interamente da Elisa e a cui il Principe ha prestato la sua voce ( e non lo faceva dal 2001, quando ha duettato con l’immensa Fiorella Mannoia). Elisa ha tolto ogni barriera fra se stessa e il pubblico, ha condensato 40 anni di vita e 20 di carriera in poche righe, con una delicatezza che commuove. Non è stato facile arrivare alla fine dell’ascolto, per me. Perché se Elisa racconta la sua storia, le parole e le sensazioni che ritroviamo sono quelle che, prima o poi, probabilmente, hanno riguardato anche le nostre, di vite. Tutti abbiamo fatto un “ un pensiero è stato così brutto da non dirlo a nessuno”, di andare “dritto dritto sparato contro un muro /Ma ti sei fatto ancora più male aspettando qualcuno”. La cantautrice rivendica ciò che lei è diventata grazie anche alle porte chiuse in faccia, alle cose andate perse per sempre, perché “Siamo noi quei pazzi che venite a cercare “, con un orgoglio che fa sorridere e sperare.

Ho sempre creduto che le canzoni non arrivino mai per caso. Chiamatelo karma, congiunzione astrale, non ha importanza, ma la musica, anche se si dice non ti possa salvare la vita, a volte, in un modo o nell’altro, ti aiuta a riprenderla in mano. Ti apre la mente e il cuore, ti fa dire le cose che non avevi il coraggio di dire fino a quel momento. Cura ogni ferita (quasi). A volte usando il sale sopra un dolore ancora rosso vivo, ma prima della guarigione completa si soffre sempre un po’ di più. Credo che Elisa abbia faticato molto a mettersi così a nudo, ma è catartico, così come lo è ascoltare le NOSTRE canzoni. Quelle sì, che restano.

Testo “Quelli che restano”

DE GREGORI È che mi chiedevo se la più grande fatica è riuscire a non far niente A lasciare tutto com’è fare quello che ti viene e non andare dietro la gente È che mi perdevo dietro a chissà quale magia quale grande canzone in un cumulo di pietre Sassi più o meno preziosi e qualche ricordo importante che si sente sempre

ELISA È che mi lasciavo trascinare in giro dalla tristezza quella che ti frega e ti prende le gambe Che ti punta i piedi in quella direzione opposta così lontana dal presente Ma noi siamo quelli che restano in piedi e barcollano su tacchi che ballano E gli occhiali li tolgono e con l’acceleratore fino in fondo le vite che sfrecciano

DE GREGORI E vai e vai che presto i giorni si allungano e avremo sogni come fari Avremo gli occhi vigili e attenti e selvatici degli animali

ELISA È che mi voltavo a guardare indietro e indietro ormai per me non c’era niente Avevo capito le regole del gioco e ne volevo un altro uno da prendere più seriamente

DE GREGORI È che mi perdevo dietro chissà quale follia quale grande intuizione tra piatti sporchi e faccende Tra occhi più o meno distanti e qualche ricordo importante che si sente sempre Ma noi siamo quelli che restano in piedi e barcollano su tacchi che ballano E gli occhiali li tolgono e con l’acceleratore fino in fondo le vite che sfrecciano E vai e vai che presto i giorni si allungano e avremo sogni come fari Avremo gli occhi vigili e attenti e selvatici degli animali E più di una volta e più di un pensiero è stato così brutto da non dirlo a nessuno

ELISA Più di una volta sei andato avanti dritto dritto sparato contro un muro Ma ti sei fatto ancora più male aspettando qualcuno INSIEME Ma ti sei fatto ancora più male aspettando qualcuno Siamo quelli che restano in piedi e barcollano su tacchi che ballano E gli occhiali li perdono e sulle autostrade così belle le vite che sfrecciano E vai e vai che presto i giorni si allungano e avremo sogni come fari Avremo gli occhi vigili e attenti e selvatici e selvatici selvatici Siamo quelli che guardano una precisa stella in mezzo a milioni Quelli che di notte luci spente e finestre chiuse non se ne vanno da sotto i portoni Quelli che anche voi chissà quante volte ci avete preso per dei coglioni Ma quanto siete stanchi e senza neanche una voglia Siamo noi quei pazzi che venite a cercare Quei pazzi che venite a cercare Quei pazzi che venite a cercare Quei pazzi che venite a cercare

Tags: de gregorielisa
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