Il carcere di Uta? “Un po’ casa mia, ci ho passato tanti anni”. Ventidue, per l’esattezza. Elena Fois, di Carbonia, ne ha cinquanta e ha trascorso una parte abbastanza lunga della sua vita dietro le sbarre. Una prima condanna per una truffa legata a degli assegni a vuoto, il bis è arrivato poco meno di nove mesi fa. Nuovamente libera, ha compiuto un furto in un market: “Ho rubato due fettine di carne e sottilette. Il magistrato ha derubricato il fatto a una rapina, i filmati hanno dimostrato che avevo rubato solo cibo. L’ho fatto perchè sono vedova e ho difficoltà, con 480 euro, ad arrivare a fine mese”. Sa che l’etichetta di pregiudicata equivale, nella società, a una condanna eterna già da giovani, figurarsi a cinquant’anni: “Fuori è sempre così, ti etichettano tutti. Anche se ho sbagliato sono una persona umile e voglio rimettermi in gioco nella società. Sono Oss, ho fatto un corso e posso far stare bene i bimbi e gli anziani. Voglio riscattarmi”, dice Elena, ammettendo che la sua vita, da un certo punto in avanti, ha preso una piega sbagliata: “Ho sbagliato anche le amicizie, da qui uscirò a breve grazie anche alla buona condotta”. E come passano i giorni a Uta? “Faccio corsi di pc, palestra. Qui ci sono tante persone che mi aiutano”, e il riferimento è sia alle guardie sia agli operatori sociali.
Fuori, nel mondo libero, a Carbonia, Elena Fois è attesa dal compagno e dal figlio: “Vorrei un futuro migliore, ho preso consapevolezza di avere sbagliato. Qui in carcere devo seguire e rispettare orari e regole”. Ancora per poco, però. Tra poche settimane la 50enne sarà libera come l’aria e sarà solo lei, alla fine, a decidere se quella libertà dovrà durare a lungo oppure no.










