Hanno scelto il primo giorno di saldi per mettere in atto una protesta frutto di un malcontento covato ormai da mesi. Proprio quando il negozio sarà preso d’assalto, ancora più che negli altri giorni, da giovanissimi a caccia dell’affare, i venditori di Bershka, 23 ragazzi e ragazze, sciopereranno e resteranno fuori dallo store dando vita a un sit in dalle 10 alle 14 e dalle 15 alle 19. Il negozio resterà aperto perché, contrariamente a quanto accaduto in altre città italiane, i quattro responsabili dello store non parteciperanno alla protesta: ma sarà dura mandarlo avanti in una giornata campale come quella di domani, giovedì 5 gennaio ovvero primo giorno degli attesissimi saldi invernali, senza i venditori che ogni giorno si occupano di tutto.
“Sicuramente sciopereranno i 15 iscritti alla Cisl, ma anche i colleghi non iscritti hanno detto che protesteranno con noi” dice Sara Argiolas, rappresentante sindacale del punto vendita di Quartucciu, a Casteddu online. “Lo stato di agitazione è iniziato la scorsa estate in altre città italiane e in diversi negozi del gruppo Inditex, con scioperi a cui hanno partecipato anche i responsabili del negozio, mentre domani saremo tutti venditori, ovvero quarti livelli senza alcun ruolo nella catena”.
Le richieste all’azienda sono chiare: rinnovo del contratto di lavoro scaduto a marzo 2020, rinnovo del contratto integrativo con il riconoscimento dei buoni pasto anche per i lavoratori part time che sono il 90%, adeguamento della paga al costo della vita, parificazione delle commissioni – una sorta di premio aziendale – con quelle riconosciute ai responsabili degli store e a chi lavora negli altri negozi del gruppo.
“Noi siamo la manovalanza, ci occupiamo delle mansioni più gravose, e va bene se però la paga è adeguata. Il 90% di noi ha un contratto part time ma non percepisce i buoni pasto, e con il nostro stipendio che sfiora appena i mille euro non riusciamo più a vivere come invece facevamo fino a tre o quattro anni fa, e questo l’abbiamo spiegato molto chiaramente al nostro responsabile delle risorse umane Pietro Cirillo”, sottolinea Argiolas. Il 17 novembre scorso, a Roma, c’è stata una riunione plenaria con Gianni Di Falco, responsabile delle risorse umane del gruppo Inditex, i sindacati e le rappresentanze sindacali dei negozi. “Ci hanno detto che l’azienda ha chiuso punti vendita a causa della crisi, che è un momento difficile e che potrebbero riconoscerci buoni pasto solo nel weekend, ma questo è in contraddizione con i dati ufficiali che riportano l’aumento del 19% del fatturato dell’azienda, con 23 milioni, sia nei negozi fisici che online”, sottolinea Argiolas.
Prossimo passo, se non arriveranno risposte, uno sciopero nazionale in contemporanea di tutti i punti vendita d’Italia.









