Il gioco delle passioni in scena con “Doppio Inganno – una commedia perduta di William Shakespeare” nel cartellone della Stagione di Prosa 2013-14 firmata dal CeDAC (nell’ambito del XXXIV Circuito Teatrale Regionale Sardo): lo spettacolo de Il Mulino di Amleto e L’Albero Teatro Canzone con la regia di Marco Lorenzi (già vincitore del premio Schegge D’Autore 2009 con “La Ballata degli Impiccati”) sbarca nell’Isola per un duplice appuntamento sabato 29 marzo alle 21 al Cine/Teatro Montiggia di Palau e domenica 30 marzo alle 21 al Teatro del Carmine di Tempio Pausania.
La pièce del grande drammaturgo inglese, liberamente ispirata a un personaggio del “Don Chisciotte” di Miguel de Cervantes (da cui il titolo originario di “Cardenio”, o meglio “History of Cardenio”) racconta i complicati amori e la giovanile irruenza di un aristocratico, Hernandez, che dopo aver tentato di sedurre – davvero con ogni mezzo – un’avvenente contadina s’invaghisce della promessa sposa di un amico – Cardenio, appunto – e pur di raggiungere lo scopo non esita a chiederla in moglie, contro il volere di lei, facendo valere il suo titolo e il suo rango nonché la sua ricchezza. L’intemperanza e l’arroganza di siffatto individuo, pronto ad abusare del proprio potere per i propri fini, rischiano di far precipitare le cose e suscitare reazioni estreme, finche con un artificio interviene, quasi come un deus ex machina, un misterioso benefattore che rimescolerà le carte del destino.
La mise en scène – per la prima volta in Italia – della commedia shakespeariana, scomparsa dopo l’incendio del Globe Theatre dopo due sole rappresentazioni nel 1613 e fortunosamente riapparsa nel 1727 nell’adattamento di Lewis Theobald, per poi essere finalmente restituita al “vero” autore solo nel 2010 (dopo accurati studi filologici e il ritrovamento di documenti e prove dell’esistenza del “Cardenio”) – regala il gusto dell’inedito e il piacere della (ri)scoperta di un’opera sconosciuta ai più, e creduta irrimediabilmente perduta. Un’affiatata compagnia di giovani attori (Lorenzo Bartoli, Luca Di Prospero, Gianluca Gambino, Alessandro Marini, Barbara Mazzi, Maddalena Monti e Raffaele Musella), diretti da Marco Lorenzi e con un artista del calibro di Bruce Myers (attore della Royal Shakespeare Company e poi di Peter Brook, nonché regista) come “primo spettatore”, si è cimentata con la pregnanza e l’energia “barbarica” (come la definisce Lorenzi) del teatro elisabettiano, e con la densità e ricchezza di sfumature dei personaggi, pensati in una immaginaria Spagna tra Cinquecento e Seicento non troppo dissimile dalla coeva Inghilterra.
Tra ironia e dramma, Shakespeare parla di amori infelici e contrastati e di atteggiamenti più spregiudicati e superficiali, mettendo a confronto il sentimento delicato e profondo di Cardenio per la sua promessa sposa (in segreto) e il desiderio di facili conquiste del suo amico Hernandez, disposto a ricorrere a ogni mezzo pur di vincere remore e resistenze di colei che, per un istante almeno, è in cima ai suoi pensieri.
“Doppio Inganno” offre anche (tra le righe) una chiara descrizione della condizione femminile: le donne – nobili o contadine – son sottoposte all’autorità del padre, o dei parenti maschi, e non sono neppure libere di scegliere la propria sorte o il proprio stato, e rimangono comunque prigioniere delle regole, delle convenzioni e della (doppia) morale della società. Difficile se non impensabile – per una povera contadina – sottrarsi alle profferte di un gentiluomo, ma pure una fanciulla ben nata e amata e protetta dalla sua famiglia deve piegarsi alla volontà paterna e accettare il marito che le viene imposto (salvo escogitare pericolose vie di fuga). Le creature femminili presenti nell’opera del drammaturgo inglese riflettono i diversi caratteri, dalla “bisbetica” Caterina all’ingenua e sognante Miranda, dalla dolce ma non remissiva Giulietta alla feroce Lady del Macbeth, e ciascuna pare appartenere all’ambiente in cui è cresciuta: pur in (relativamente) poche battute si condensa l’esistenza e il temperamento di ciascuna, costrette tutte a ritagliarsi il proprio ruolo nel mondo da eroine o da vittime (o entrambe). Come le due fanciulle – Lucinda e Dorotea – coinvolte nel “Doppio Inganno”.
Dopo la versione inglese della Royal Shakespeare Company, il “Cardenio” ovvero “Doppio Inganno” debutta in Italia (nel 2012) nell’allestimento de Il Mulino di Amleto e L’Albero Teatro Canzone: un progetto ambizioso e impegnativo che si fonda sul metodo di lavoro appreso da Bruce Myers, e su una nuova traduzione della commedia, capace di restituire nella lingua italiana la ricchezza e potenza dell’inglese di Shakespeare, la sua forza evocativa e la capacit di incantare, sedurre, divertire e commuovere gli spettatori.
“Doppio Inganno” – una coproduzione Il Mulino di Amleto – L’Albero Teatro Canzone in collaborazione con Teatro Carlo Marenco di Ceva, con il contributo della Città di Torino e della Provincia di Torino e con il sostegno del Sistema Teatro Torino e Provincia, in collaborazione con la Fondazione del Teatro Stabile di Torino e la Fondazione Circuito Teatrale del Piemonte – ripropone l’enigma del teatro del grande drammaturgo inglese, così attuale e perfettamente attinente alla sua epoca, e insieme così universale e quindi moderno nel raccontare nobiltà e abissi del cuore umano.













