di Paolo Rapeanu
Diego Fusaro arriva a Cagliari, capoluogo di quella Regione che ha dato i natali ad Antonio Gramsci: “Un nobile”, questo il ‘titolo’ dato dal filosofo a uno dei padri del comunismo prima sardo e poi italiano. Fusaro, ospite in città per il convegno “Dal proletario al precariato”, affronta in primis i temi “classici” che ormai lo contraddistinguono nel panorama filosofico mondiale: immigrazione e lavoro. Nell’ultimo periodo, soprattutto, si è conquistato varie antipatie da certe parti della sinistra: “Questo perché richiamo alla memoria tutta una serie di temi che costituiscono il grande rimosso delle sinistre, a partire dalla lotta di classe. Non occorre essere filosofi o giornalisti per riconoscere che tutte le vittorie delle sinistre degli ultimi venti anni sono state sconfitte per le classi lavoratrici”, osserva Fusaro, “è un dato di fatto che abbiano iniziato a lavorare per il padrone globalista”.
E da qui all’immigrazione il passo è davvero brevissimo: “Assistiamo a una deportazione di massa di disperati dall’Africa, per poterli sfruttare meglio in Europa e America, abbassando le condizioni della classe lavoratrice. Nulla contro i migranti”, precisa Fusaro, “ma contro chi si avvale di loro per poter sfruttare meglio. Le sinistre fingono di non capire questa banalissima realtà, preferendo ricorrere al sentimentalismo emotivo e precauzionale dei piagnistei. Si è insensibili se non si è a favore dell’immigrazione, non si ha cuore. Ma il fondamento delle sinistre non è la questione morale o dell’anima bella, per dirla alla Hegel, ma la contraddizione di classe del capitalismo. Da Berlinguer in poi inizia la decadenza. Gramsci è stato un nobile, per Berlinguer c’è stato un culto post mortem che ha avuto molto di emotivo e poco di razionale”.











