L’Associazione Nazionale Archeologi esulta per il mantenimento delle norme sull’archeologia preventiva nel nuovo Codice dei contratti pubblici approvato nel Consiglio dei Ministri di ieri.
Significa che “L’articolo 25 del nuovo Codice salvaguarda – come sostiene Salvo Barrano, presidente dell’Associazione Nazionale Archeologi – è uno strumento giuridico fondamentale presente in tutta Europa” è garantirà “la tutela attiva del patrimonio archeologico consentendo, alle opere pubbliche, di viaggiare su binari sicuri in termini di tempi e di costi”.
L’Associazione Nazionale Archeologi è stata impegnata, da settimane, in un lavoro di costante monitoraggio del testo, anche attraverso l’incontro con gli uffici del MiBACT.
“Diamo atto al Ministro Franceschini e all’Ufficio legislativo – dichiara Barrano – di aver tenuto fede agli impegni presi sul mantenimento delle procedure di verifica preliminare dell’interesse archeologico. L’eventuale cancellazione avrebbe messo a serio rischio il patrimonio archeologico italiano e riportato il sistema di tutela archeologica indietro di venti anni, con interminabili e costosissimi contenziosi tra stazioni appaltanti e appaltatori, a tutto danno delle opere e soprattutto dei cittadini italiani”.
“Siamo soddisfatti – aggiunge la vicepresidente Giuseppina Manca di Mores – perchè questo risultato è il primo frutto concreto di un lavoro di coordinamento tra le varie componenti dell’archeologia italiana, che su iniziativa del presidente del Consiglio superiore Volpe, si sono riunite a Firenze il 19 febbraio scorso, dando un segnale di forte compattezza, scongiurando le pericolose pulsioni degli speculatori edilizi”.
“Esprimiamo un giudizio positivo”, dichiara il professor Paolo Gull, del Comitato Scientifico dell’Associazione, massimo esperto di archeologia preventiva: “sulla nuova impostazione del Codice dei Contratti che privilegia nelle gare di appalto, l’offerta economicamente più vantaggiosa al posto del massimo ribasso, assegna un ruolo centrale alla qualità della progettazione preliminare e ai professionisti qualificati, introducendo meccanismi di semplificazione delle norme e di accelerazione delle procedure”.
“Il nuovo codice recepisca le novità del Codice dei Beni Culturali sul riconoscimento e sulla qualificazione degli archeologi professionisti, introdotte dalla legge 110/20014. La qualità delle procedure, la qualità dei progetti preliminari, la qualità dei bandi di gara, sono principi che vediamo finalmente sanciti nel nuovo testo e che speriamo siano presto tradotti anche sul piano operativo” conclude il Vicepresidente Walter Grossi. Significa che, ora anche a Cagliari e come ovunque nel Belpaese, prima di avviare lavori stradali o la realizzazione di opere editi il zone considerate a “rischio archeologico”, siano esse inserire nella d’arte del rischio oppure no, sarà necessario mantenere gli occhi bene aperti e prevedere il da farsi in caso di scoperte. Non in modo frettoloso, o magari azzardato. Piuttosto nel pieno rispetto delle normative. Per il bene di tutti, della storia, del patrimonio culturale.
Marcello Polastri












