C’è un po’ di preoccupazione per i numeri nuovi del covid: il virus aumenta anziché arretrare.
“Noi in Sardegna avevamo una evoluzione con una tendenza alla decrescita però in queste ultime settimane, verosimilmente a seguito degli incontri durante le festività natalizie, c’è una recrudescenza dei casi.
Il fatto di aver avuto frequenti incontri familiari durante le feste, magari con soggetti positivi, contribuisce al contagio di altri soggetti. E, inevitabilmente, aumentando la catena di contagio, aumentano anche i soggetti con sintomi e quindi anche la probabilità di quelli che necessitano di ricovero ospedaliero.
Questa è la dinamica che abbiamo evidenziato in diverse fasi da marzo-aprile per arrivare ottobre-novembre con un aumento graduale dei contagi e, di conseguenza, degli ospedalizzati”.
“Era stato sottolineato il rischio, durante le festività io ero preoccupato, questi dati che stiamo attualmente vedendo dovrebbero essere i contagi natalizi e poi dobbiamo tenere in considerazione quelli avvenuti durante il capodanno.
Purtroppo la ripresa di alcune attività, come possono essere quelle scolastiche, potrebbero aumentare il problema da un punto di vista della recrudescenza.
Le persone sono anche stanche dal punto di vista delle restrizioni”.
L’epidemiologo sardo aggiunge inoltre che “per quanto riguarda la circolazione comunitaria e la suddivisione in zona con rischio di contagio differente, ha, in un certo senso, rallentato la diffusione dal punto di vista epidemiologico. C’è anche un altro aspetto rilevante: l’abbassamento delle temperature, il maltempo contribuirà a una maggiore sosta in ambito domiciliare e questo lo sappiamo dalle precedenti esperienze con il virus influenzale perché favorisce le condizioni di contagio”.
Quindi il restare a casa potrebbe diventare un boomerang: “Sì lo diventa nel momento in cui lo stare a casa si associa a persone che entrano ed escono, il fatto di dover uscire, avere dei contatti andare a prendere l’aperitivo al bar con l’amico che, magari, può essere contagioso e poi ritornare nell’ambito domiciliare, questo è pericoloso”.











