B., 78 anni, di Oristano ha vinto la propria battaglia: potrà curarsi nella propria città invece di impegnarsi in faticosissime trasferte. Esulta Adiconusm: “Riconosciuto il diritto alla salute”.
La storia. R. ha un mieloma. E dal momento l’ospedale della sua città non poteva somministrarle la cura adatta, è stata costretta a trasferte per la chemio al San Francesco di Nuoro, accompagnata dal marito 83enne. Sveglia alle 5, 30 in auto fino al capoluogo barbaricino per 5/6 ore di chemio e poi il rientro a Oristano. Insomma un faticaccia, perché nausea, vomiti e capogiri causati dalla terapia, durante il viaggio in auto si accentuavano.
La donna ha chiesto così di poter essere curata a Oristano. Il reparto di Oncoematologia del San Martino si è detto favorevole, ma la Regione ha detto no perché la struttura di oncoematologia del San Martino non risultava autorizzata e pertanto non potevano essere prescritti farmaci ad indicazione oncoematologica”.
La donna si è dunque rivolta al Tribunale che le ha dato ragione ordinando la somministrazione delle cure. Respinte le tesi contrarie della Regione e dell’ATS: “Non si può morire di burocrazia”, dichiara Adiconsum Sardegna.
Il verdetto. Il Tribunale di Oristano, ha accolto il ricorso della paziente R.B., tutelata e difesa dall’avvocato Rossella Oppo e delle Associazioni Komunque Donne, Le Belle Donne, Cittadinanzattiva, Ail e Adiconsum, assistite dall’Avvocato Romina Pinna, che si erano costituite ad adiuvandum, ordinando alla Regione Sardegna e all’Ats, ognuna per le proprie competenze, di provvedere all’immediata somministrazione della terapia presso l’Ospedale San Martino di Oristano.
Adiconsum. “Il Tribunale, in virtù dell’ampia tutela concessa dalla carta costituzionale al diritto alla salute, ha ritenuto di disapplicare gli atti amministrativi illegittimi perché lesivi proprio di tale diritto costituzionalmente garantito”, dichiara Adiconsum Sardegna, “le Associazioni, nel ritenere che un mero cavillo burocratico di rimpallo di competenze e verosimilmente di inefficienza amministrativa “non possa pregiudicare il diritto alla salute, il diritto a ricevere dignitosamente delle cure e, soprattutto, il diritto all’esistenza in vita, esprimono grande soddisfazione e felicità per l’importante pronunciamento che permetterà alla paziente R.B. di ricevere tutte le appropriate cure salvavita.
Le Associazioni esprimono forte rammarico per la miopia dell’Assessore Regione alla Sanità, i funzionari preposti e l’ATS che hanno costretto una paziente a ricorrere al Giudice per vedersi riconosciuto il proprio diritto alla salute e alla vita, diritto che proprio coloro che si sono opposti avrebbero dovuto garantire”.












