In Italia 2,5 miliardi di euro, in Sardegna 87,5 milioni di euro. E’ il totale degli acquisti della pubblica amministrazione
che passa attraverso il Mercato Elettronico della Pubblica Amministrazione, cosiddetto Mepa. Una cifra che è cresciuta del
1.434% dal 2008 quando a livello nazionale gli acquisti ammontavano a 172 milioni di euro secondo i dati pubblicati da
Consip e rielaborati da Confcommercio Nuoro per l’intera associazione nell’Isola.
Un mercato immenso per le imprese che vogliono cogliere l’opportunità di allargare il proprio orizzonte di affari e poter
quindi vendere sempre di più alla pubblica amministrazione. Un’opportunità che non è stata pienamente colta da molte
imprese della Sardegna, visto che degli 87,5 milioni di euro ben 34,3 milioni di euro di acquisti vengono fatti fuori
dall’Isola e non per colpa delle pubbliche amministrazioni, ma per mancanza di offerte da parte delle imprese
sarde. Di fatto una fuga di capitali che dimostra un lato della “pentola bucata” che tanti anni fa coniò Paolo Savona.
La ripartizione provinciale ha degli aspetti preoccupanti infatti, se la provincia di Cagliari vede un valore di acquisti
fatti dalle PA dai fornitori locali per il 51,6% e Nuoro per il 45,4%, Le altre provincie non superano il 40%.
I prodotti che si possono offrire sono tantissimi e si può scegliere in quale mercato offrirli, locale regionale o nazionale. Le
imprese sarde che operano sul Mepa vendono in gran parte solo alle Pubbliche amministrazioni dell’Isola con una
bassissima percentuale di prodotti venduti all’esterno. In questo parametro la Sardegna è prima, segno che le nostre
immprese, malgrado abbiano accettato la sfida , non tentano di vendere oltre Tirreno.
In Sardegna l’ICT vale quasi 23 milioni di euro e solo il 30% degli acquisti è stato fatto su imprese locali, i beni e i
servizi per la Sanità valgono 12 milioni di euro e solo il 13,4% degli acquisti è rimasto nell’isola e via via altri
prodotti.













