di Paolo Truzzu- consigliere regionale Fratelli d’Italia
Cosa vuoi fare da grande? Questa è la domanda che ci sentivamo rivolgere da bambini. Una domanda semplice e complicata allo stesso tempo. Semplice perché si basava sui sogni, i desideri di ciascuno di noi, ma complicata perché aveva una prospettiva a lungo termine. Non ci chiedevano cosa avremmo fatto l’indomani, ma cosa saremmo stati tra 10, 20, 30 anni. Il centrodestra in Sardegna questa domanda se la deve rivolgere oggi, perché oggi c’è bisogno di una rinascita. Oggi che tutto è cambiato rispetto al ventennio Berlusconiano, oggi che non è più al governo né della Regione, né delle principali città dell’Isola, oggi che dobbiamo ricostruire un rapporto con quelle categorie sociali che a lungo ci hanno sostenuto.
Chiediamoci cosa vogliamo fare, chi vogliamo essere da grandi? Non cosa vogliamo essere domani o tra un mese, ma quale visione abbiamo di noi e della Sardegna tra 10, 20, 30 anni. Molte proposte che in passato sono state portate avanti dalla coalizione sono ancora valide: ridurre le tasse, snellire la macchina pubblica, modernizzare il Paese, riaffermare l’interesse nazionale e il suo prestigio internazionale, premiare il merito e la competenza e essere un argine alla distruzione sistematica dei valori tradizionali, obiettivo della sinistra. Proposte ancora valide perché in gran parte non portate a compimento dal centrodestra in passato, negli anni alla guida del Paese e della Regione.
Per questo un centrodestra sardo che voglia diventare adulto deve sapere declinare modernamente le sue proposte storiche, ma con forze nuove che realizzino una rivoluzione interna, come della realtà sarda, attraverso una visione prospettica per gli anni a venire. Una coalizione compatta, risoluta nel raggiungere i risultati, che non abbia la smania di vincere le elezioni domani, a tutti i costi e imbarcando tutto e il contrario di tutto, ma che sappia rinnovarsi negli uomini, promuovendo in prima linea i tanti amministratori locali capaci, onesti e ben preparati sulle gravi difficoltà della nostra terra. Il centrodestra da grande vuole una Sardegna liberata dalla logica del no a tutto, che sappia congiungere il rispetto dell’ambiente e lo sviluppo del territorio. Una Sardegna liberata da un modello industriale obsoleto, capace di realizzarne uno nuovo che associ patrimonio culturale, artigianato, trasformazione agricola e turismo. Una Sardegna che sia in grado porre un argine allo spopolamento, coniugando la crescita delle aree urbane con lo sviluppo delle zone interne, premiando il merito, le idee e la competenza, offrendo ai propri figli opportunità nella propria terra anziché accettare passivamente una lenta sostituzione etnica. Chiediamoci cosa vogliamo fare da grandi, allora, e prendiamoci il tempo necessario per diventarlo veramente.










