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Olbia al centrodestra, Carbonia al centrosinistra, Capoterra al ballottaggio ma non con un peso tale da rovesciare gli equilibri rimasti più o meno invariati. La tornata elettorale delle amministrative in Sardegna, affluenza 60,9% (in calo del 5,7% rispetto alle precedenti consultazioni ma del 6,2% più alto della media nazionale), non stravolge più di tanto gli equilibri e non consegna alla storia un vincitore assoluto tale da fornire una chiave di lettura chiare e indiscutibile. Esclusi i tre comuni più grandi, negli altri 94 amministreranno sindaci esponenti per lo più di liste civiche, con qualche eccezione tipo Fonni (Nuoro) al Pd con Daniela Falconi e Bonacardo (Oristano) alla Lega con Annalisa Mele, mentre a Nureci, nell’oristanese, arriverà il commissario perché non è stato raggiunto il quorum dei votanti.
C’è invece sicuramente un grande sconfitto, ed è il Movimento 5 Stelle, battuto su tutta la linea in ogni comune dove si presentava a sostegno del candidato sindaco, a Carbonia e Olbia prima di tutto, dove la scorsa settimana Giuseppe Conte aveva cercato di tirare la volata. Inutilmente: il candidato di Carbonia, Luca Pizzuto, articolo 1 e LeU più 5Stelle, che peraltro era stato preferito alla sindaca uscente esponente proprio dei pentastellati, si è fermato al 21,3%, travolto dal 65,7% del dem Pietro Morittu che ha spazzato via anche il centrodestra inchiodato al 12,9% con Daniela Garau. Anche a Olbia i 5 Stelle in coalizione col centrosinistra non hanno fatto meglio: Augusto Navone ha ceduto fermandosi al 47,9% contro il 52,1% di Settimo Nizzi, centrodestra, al suo quinto mandato. Per il centrodestra sicuramente non una vittoria schiacciante, ma comunque sufficiente a evitare il ribaltone caldeggiato dall’ex premier nel suo comizio. Infine, Capoterra: va al ballottaggio l’alleanza civica di centrosinistra di Beniamino Garau col 39%, che lascia molto indietro il candidato ufficiale del Pd Efisio Demuru, con Beniamino Garau (28,8%, candidato da un cartello con Psd’Az, Lega e Sardegna 20Venti) che ha superato Gianluigi Marras sostenuto, tra l’altro, da Forza Italia e FdI. In pratica, i due poli erano entrambi spaccati: determinanti per il ballottaggio i voti degli esclusi. Una cosa è certa: il risultato non sarà la somma matematica dei voti degli schieramenti, spaccati sul campo e dilaniati da enormi conflitti interni.