Leale concorrenza ed una birra fresca. Quanti aggiustamenti di capelli e facce avrà visto lo specchio. Uno specchio che dalla seconda metà dell’ottocento è stato ospitato nel bar della piazzetta. Uno specchio del rione. Dell’unico colle che è chiamato rocca: Casteddu‘e Susu. In epoca spagnola, piazza Carlo Alberto era conosciuta come la plazuela (piazzetta), vi erano giustiziati, per decapitazione, i nobili condannati a morte. Al centro si trova la statua di San Francesco d’Assisi, qui collocata negli anni ’20 del XX secolo, inaugurata in pompa magna, Mentre in Via Mazzini era rimossa la Statua di Giordano Bruno. Per i castellani sa prazitta. Ajo, andausu in prazitta a si buffai una cosa. I due signori seduti davanti allo specchio hanno esercitato lo stesso mestiere, si arrangiavano ma per lo più erano Ditta Franco Trasporti e Ditta Mario Trasporti, automezzo Apixedda da 6 quintali. Essendo più grande di sei anni Franco ha fatto da insegnante a Mario nato nel 1943. Franco per un trasporto di bombole nel 1978 chiedeva 5.000 mila lire. E’ stato proprietario di tante Ape Car, Ape P gialla, celeste, verde, bianca. E di un mitico Lombardini da dieci quintali. Mario ha iniziato più tardi nel duemila. Chiedeva per un trasporto dalle ventotto alle trentamila lire. Nel 2002 euro 20,00. Avranno trasportato per trentanni di tutto: Mobili masserizie, bombole. Anche quello che era più conveniente, inerti e materiali edili per i tanti muratori e imprese che lavoravano in Castello.Ora non ci sono più tanti lavori. Hanno dismesso le ditte, poca popolazione e lavori edili zero. Stupenda ricca di storia e di leggende. Ricca d’immobili fatiscenti e di vuoti urbani recentissimi, creatisi solo dal 1943. Ormai povera di popolazione dopo i fasti del dopoguerra , saranno rimasti un migliaio d’abitanti. Ma quest’immagine, di divisione leale di una rinfrescante birra, dimostra il carattere dei castellani. Poveri ricchi, nobili aristocratici, popolo. Un popolo che si aiutava e si sosteneva. Popolo che era fatto, come Franco e Mario, di concorrenti leali ed amici. Lavoratori e antimonopolisti. Che lasciavano l’Ape aperta con le chiavi nel quadro. Castello che non c’è più. Castello che meriterebbe attenzione. Almeno credo. Gianfranco Carboni












