È tra gli storici commercianti di Castello, dentro la sua bottega orafa di via Università ha assistito alla vita del rione degli ultimi quattro decenni scarsi. Giancarlo Tocco, sessantadue anni, fa parte della piccola fetta di artigiani che ancora resistono immersi tra storia, cultura e transenne. Soprattutto queste ultime, ovviamente, stonano e non poco. “Il rione sta lentamente chiudendo, tanta gente va via, addio alle attività commerciali di un tempo, non ci sono più nemmeno famiglie con bambini. Conosco un Bastione con dei lavori in corso perenni, a parte un piccolo stop di due anni”. Da anni lavora da solo, Tocco. Prima aveva dei dipendenti, ma la crisi ha reso impossibile continuare a pagare stipendi: “Le mura sono mie, quando andrò in pensione non so cosa arriverà qui. Artigiani e orafi sono ormai scomparsi, chi propone aperture di negozi lo fa puntando su cibo e bevande”.
“I crocieristi passano di fretta, scivolano come il burro sulla padella. I turisti amanti di storia e cultura invece si trattengono di più”, ma non è un bene, perché “vedono il Bastione con i cantieri, poi magari tornano dopo un anno e la situazione è identica. Tutto ciò è disarmante, il Comune sottovaluta la sua importanza. Contro i vandali servono le telecamere, è il solo modo per proteggersi”.








