La faccenda riguarda ancora l’annosa problematica burocratica che stanno vivendo decine di cittadini che hanno ottenuto il riconoscimento, verso i propri terreni, di poter costruire una abitazione dopoché è caduta la pericolosità di frane. Gli ultimi appunti sono stati affrontati durante l’ultimo consiglio comunale, ma, ancora una volta, questi non hanno soddisfatto i proprietari che esprimono: “La zona di Monte Arbu, sempre inclusa nel perimetro urbano sempre classificata zona C lottizzabile e sempre confermata dal comune in tutti e 2 passaggi, adozione e approvazione definitiva del piano urbanistico comunale, alla verifica di Coerenza viene declassata da C a E dalla Regione con propria Ordinanza D.G. 554/2016 perche’ non edificabile in base all’art.33 del PAI per la pericolosità media di frana Hg2 .Di conseguenza tutte le aree interessate dalla pericolosità media di frana limitrofe diventavano non inedificabili o quanto meno soggette a verifica secondo l’articolo 33 del PAI che prevede che si possa edificare ma a determinate condizioni. Tra queste spiccano la lottizzazione S.Rosa e la lottizzazione Parco di Baccudinghinu. quest ultima trasformata da E in C stranamente quando a noi veniva imposta la declassazione da C lottizzabile in E Agricola.
La deliberazione della Regione venne impugnata dai proprietari prima al T.A.R. Sardegna con esito sfavorevole e poi al Consiglio di Stato che con sentenza favorevole del 27/12/2023 ha ritenuto illegittima l’Ordinanza Regionale per una incompleta lettura dell’art. 33 delle norme del P.A.I. in quanto la zona prevalentemente pianeggiante NON E’ SITUATA ALLE QUOTE PIU’ ALTE ESPOSTE ALLE FRANE e di conseguenza la zona ex C e le zone limitrofe con la stessa acclività’ non sono mai state inedificabili per cui faceva bene il comune a confermarla zona C di espansione. Il C.d.S. conclude dicendo:” E’, pertanto, necessario che l’amministrazione rieserciti il potere pianificatorio mediante l’adozione di un nuovo provvedimento che, muovendo dalla qualificazione dell’area come caratterizzata da media franosità, valuti la particolare dislocazione dell’area stessa alla luce di quanto previsto dalle norme tecniche di attuazione e di quanto stabilito nella presente decisione.”
Si pensava che con questa sentenza si ponesse fine alla lunga attesa durata 8 anni , ma così’ non è stato a tutt’oggi ,nonostante i solleciti anche da parte dei nostri legali, attendiamo che il comune applichi la sentenza, chiediamo la corretta applicazione, non una rielaborazione del PUC al quale pare il comune stia procedendo. L’esigenza di rielaborazione del PUC non ha niente a che vedere con l’applicazione di una sentenza che rende giustizia a un gruppo di proprietari che attendevano da 8 anni.
La risposta del Sindaco è stata chiara : la zona va inserita in una generale rielaborazione del piano urbanistico comunale. Ignorando totalmente il dispositivo del collegio giudicante che invece impone una ripianificazione non discrezionale ma con i limiti che derivano dalla sentenza. Infatti la sentenza ha rimosso l’ostacolo alla base, cioè l’ “indedificabilità”. Se viene meno l’inedificabilità la zona ritorna edificabile questo dice la sentenza. Noi vogliamo restare fuori dalle beghe che sempre accompagnano una revisione generale del piano urbanistico, abbiamo diritto a restarne fuori. Abbiamo diritto al riconoscimento immediato ed esclusivo del dispositivo della sentenza del Consiglio di Stato massimo organo in ambito amministrativo.
Esaminando il dibattito dell’ultima seduta del Consiglio Comunale del 24 Luglio scorso, convocato per deliberare in merito a diversi debiti fuori bilancio , si assiste ad una strana ed evidentemente concordata divagazione rispetto dall’ordine del giorno, in totale spregio delle regole . Sindaco Avvocato del comune e consigliere Frau tutti coalizzati nel sostenere che: i proprietari dei terreni di Monte Arbu sono ignoranti e non hanno capito che non sarà la sentenza a ridare loro il mal tolto ma sara’ il comune dall’alto della grande generosità dei suoi amministratori, però per ottenere questo i proprietari dovranno sottostare alle logiche politiche che da sempre accompagnano la rielaborazione di un piano urbanistico.. Ci e’ costato tanto questo risultato, sia in termini di costi per migliaia di euro che di perdite per milioni di euro e non saranno 2 amministratori comunali e un dipendente comunale a sovvertire l’interpretazione di una sentenza del massimo grado di giudizio amministrativo, e per questa ragione che ci siamo rivolti nuovamente al TAR perche’ faccia chiarezza sulla confusione che stanno creando”.
Una problematica che il Comune ben conosce e che si è reso sempre disponibile per risolverla e che, precedentemente, aveva spiegato che le lungaggini erano causate solo dalle tempistiche burocratiche.












