Eolie, intrappolato in una rete illegale da 2 giorni: il capodoglio Furia rischia la vita

“C’è tanta amarezza e tanta rabbia per queste maledette spadare illegali che ancora una volta sembra abbiano avuto la meglio su uno dei giganti del mare più belli e maestosi che esistano al mondo”


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Sono ormai 48 ore che una squadra di sub con biologi e la guardia costiera stanno lavorando al largo dell’Isola di Salina, nelle Eolie, per liberare un capodoglio rimasto impigliato e ferito in una rete da pesca illegale. “Il cetaceo sembra impazzito – dice il biologo e sub Carmelo Isgrò,- e non favorisce le operazioni. Pensavamo che dopo 24 ore si sarebbe stancato e invece non facilita il nostro lavoro”. “C’è tanta amarezza e tanta rabbia per queste maledette spadare illegali che ancora una volta sembra abbiano avuto la meglio su uno dei giganti del mare più belli e maestosi che esistano al mondo”, aggiunge Monica Blasi, biologa di Filicudi Wildlife Conservation-pronto soccorso tartarughe marine. “Abbiamo vegliato e monitorato ‘Furia’ mentre i sommozzatori lavoravano per liberarla, abbiamo misurato la sua respirazione in continuo, prima e durante l’intervento di rimozione, e registrato le sue vocalizzazioni acustiche con l’idrofono per valutare il suo stato di salute e misurare comportamento e livelli di stress”. “Durante questo tempo il cetaceo si è spinto verso nord a circa 15 miglia dalla costa eoliana e, nonostante la matassa di rete che le rimane attorcigliata sulla coda, il suo spirito vivace e una grande voglia di vivere le hanno fatto compiere apnee prolungate di addirittura 40 minuti. Ripetuti i tentativi da parte dei sommozzatori della guardia costiera per rimuovere completamente la rete dalla coda”. Per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, questi mammiferi sono sempre più esposti a rischi. Uomini e Cetacei utilizzano il mare per procurarsi il cibo e possono entrare in competizione con effetti negativi sia per l’economia ittica che per gli animali; alcune specie come il tursiope, la stenella, il grampo, il capodoglio e il delfino comune, si avvicinano occasionalmente alle attrezzature da pesca, interagendo più spesso con alcune, sottraendo il pesce dalle reti, causando buchi e strappi e, in alcuni casi, possono rimanerne intrappolati come nel caso del video, dove il cucciolo è rimasto impigliato nell’amo di un palangaro per la cattura del pesce spada. L’attrezzo più pericoloso da questo punto di vista è la rete pelagica derivante, la spadara, messa al bando dalla Commissione Europea dal 2002 e dal 2005 in tutto il Mediterraneo, ma ancora utilizzata illegalmente. Altre interazioni possono avvenire con le reti da posta fisse, più raramente con le reti a strascico, con quelle a circuizione, con le lenze e i palangari. Si stima che ogni anno muoiono nelle reti da pesca mondiali circa 300.000 esemplari di Cetacei, ben 1.000 al giorno. Nonostante il divieto dell’UE, solo nel 2005 la Guardia Costiera Italiana ha sequestrato ben 800 km di reti spadare seguiti dai 600 Km del 2006. Nel mar mediterraneo gli scienziati hanno stimato un numero di uccisioni di 8.000 cetacei all’anno negli attrezzi da pesca. Ecco il video che non  scorderemo mai: https://youtu.be/TCqr_b2sppE


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