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A Cagliari scoppia il caos delle mense universitarie. Chi le gestisce è l’Ersu, realtà a “trazione” regionale: da oggi ha riaperto solo quella di via Trentino ma, anzichè un piatto di pasta e una fettina di carne, centinaia di studenti e studentesse hanno potuto ritirare un sacchetto di cartone con dentro uno o due panini, una porzione di salame o mortadella già affettati, uno yogurt, una bottiglietta d’acqua e un frutto. Dai piani alti dell’Ente regionale dello studio universitario hanno già spiegato che “dalla settimana prossima arriverà un nuovo menù, le cucine saranno riaperte solo a settembre”. E gli universitari non ci stanno, e vengono affiancati nella protesta dai sindacati Cgil, Cisl e Uil. Sì, perchè in parallelo alla mancanza di piatti pronti, c’è la grana che stanno vivendo i dipendenti della ditta Pellegrini, che si occupa di gestire le mense. “Situazione esplosiva nelle mense universitarie. Oggi, primo luglio, hanno riaperto una delle mense universitarie, ma sono stati consegnati dei panini, un paio di fettine di salame e una banana e per chi non può mangiare carne due panini e una banana. La comunicazione è arrivata dagli uffici dell’Ersu Cagliari: sarà offerto agli studenti universitari un servizio take away, il menù sara composto da panini a pranzo e a cena, dal lunedì al sabato, una bottiglietta d’acqua e un frutto o budino. Non riusciamo a capire i motivi che hanno portato l’Ersu a questa decisione, ma sicuramente riscontriamo varie criticità per questa scelta: – gli studenti delle case dello studente, come tutti gli studenti borsisti, hanno diritto ai pasti avendo vinto una graduatoria per avere diritto a tutti i vari sussidi dei quali dovrebbero giustamente usufruire ,hanno diritto ad un costo, che viene scalato dalla cifra iniziale della borsa di studio. Gli studenti pagano per quel pasto 600 euro annui”, dicono, in coro, Nella Milazzo ( Filcams Cgil), Monica Porcedda (Fisascat Cisl) e Silvia Dessì (UilTucs).
“Chiediamo quale sia la dieta e quale ragionamento si è fatto per arrivare a riaprire una sola mensa , ricordiamo che le mense sono 4, hanno hanno spazi molto ampi, avrebbero dovuto preparare un protocollo sulla sicurezza che prevedeva magari ingressi contingentati più turni per i pasti , magari ampliando l’orario del self service , anche con prenotazioni da parte degli studenti”, ribadiscono le tre sindacaliste. “Gli studenti non possono mangiare mattina e sera insaccati e panini , ricordiamo che i lavoratori delle mense sono a disposizione. L’Ersu avrebbe potuto chiedere all’azienda appaltatrice di ampliare l’orario magari facendo due turni al self service di mattina e di sera, così sta creando dei grossi danni agli studenti e ai lavoratori. Tutte le attività stanno riaprendo e i vari servizi stanno ripartendo, invece l’Ersu con 4 mense decide di riaprirne una sola. Gli studenti hanno tutto il diritto di protestare, hanno diritto ad un pasto caldo , si poteva fare un menu magari con meno scelte , sulle pietanza , in quanto di solito i primi, i secondi, i contorni e la frutta sono almeno 4/5 per ogni pietanza ,lo avrebbero fatto con due scelte e così si sarebbe concentrato l’orario della fila , però si sarebbe garantito sia il servizio per gli studenti che lo stipendio ai lavoratori i quali sono quasi tutti monoreddito e in cassa integrazione ,invece anche i dipendenti dell’azienda Pellegrini sono a casa e vivono nell’incertezza, gli ammortizzatori stanno finendo e loro non sanno come poter vivere senza stipendio. Oggi gli studenti hanno chiesto al presidente dell’Ersu la riapertura delle mense, lo stesso è stato chiesto dai dipendenti dell’azienda appaltatrice. Non ci sono state risposte chiare e sopratutto ai lavoratori è stato detto che l’Ersu non si deve preoccupare dei lavoratori. Per questo lunedì si terrà un sit-in davanti alla sede nel corso Vittorio Emanuele che vedrà tutti i lavoratori per richiedere l’aperture delle mense universitarie per loro e per gli studenti”.