“In questi ultimi giorni il sindacato è stata “sommerso” dalle sconsolate denunce di numerosi Operatori, esponenzialmente crescenti, in preda ad uno sconforto psicologico e professionale, piuttosto allarmante. La disperazione è palese in tutte le piangenti telefonate alla ricerca angosciata di un adeguato conforto da parte dei dirigenti a qualsiasi livello che, al Brotzu, è sempre mancato”, scrivono in un comunicato Attilio Carta della, Segreteria Territoriale Area Vasta, Fabio Sanna della segreteria dell’Azienda Brotzu e Antonina Usala della RLS Azienda Brotzu, “anzi c’è persino chi è quotidianamente impegnato nel tentativo di attribuire le “colpe di tutto” agli Infermieri e OSS. Vergognoso. Il primo campanello d’allarme è stata la decisione di riversare (a seguito della chiusura delle tre ortopedie del Marino) tutti i pazienti “ortopedici” al Brotzu, senza però il contestuale ausilio di Ortopedici, Infermieri e OSS del Marino e la reale congrua disponibilità di camere di degenza per assistere i “postoperatori”. Infatti quest’ultimi sono stati distribuiti nei vari reparti persino in Neuroriabilitazione. Sgombrando il campo da ogni eventuale speculazione scandalistica o propagandistica è però assolutamente immorale non cogliere ed amplificare, nelle sedi e modi più appropriati, tale grido d’allarme.
E’ pertanto intellettualmente doverosa un’attenta disamina per giungere ad una puntuale sintesi propositiva per contribuire ad un’immediata inversione di rotta operativa, prima che sia troppo tardi per i lavoratori, e di conseguenza per i pazienti, entrambi gli anelli più deboli dell’intero sistema “Sanità”. E’ indiscutibilmente dimostrato che i punti cardine indispensabili per gestire efficacemente eventi emergenziali di tale portata siano: l’individuazione di un “coordinatore unico” che, avvalendosi di specifici esperti, sia in grado di comunicare, in modo univoco e chiaro, la “sintesi” di qualsiasi intervento messo in essere; l’individuazione di un servizio di “sostegno psicologico” per contribuire a gestire adeguatamente il tipico panico che attanaglia chi è costretto ad operare in simili contesti lavorativi; l’emanazione e corretta applicazione di puntuali protocolli, procedure e conseguenti accreditamenti che garantiscano percorsi operativi univoci, certi ed efficaci, e pertanto rassicuranti, che stronchino ogni fantasiosa interpretazione personale da parte di chicchessia.
A nostra specifica richiesta il 23 Marzo scorso seguì la seguente risposta-impegno da parte dell’amministrazione: 1. Sono in fase di deliberazione specifici protocolli e conseguenti procedure, elaborate col fattivo coinvolgimento degli RR.LL.S. aziendali, al fine di garantire dettagliati e univoci percorsi e conseguente puntuale sulla disponibilità e corretto uso specifico dei vari contesti operativi; 2. Si sta individuando un team di psicologi con l’intento di governare e mitigare le paure e il panico sostenendo psicologicamente i lavoratori di tutti i reparti, e ancor più quelli più esposti nell’affrontare l’emergenza, col fine ultimo di far sentire la vicinanza dell’amministrazione a tutti gli operatori.
Sorvolando per pudore su quest’ultima affermazione, a oggi, spesso navigando pure a vista, nulla, o quasi, di tutto questo è avvenuto. Sono state recentemente sospese tutte le attività programmate. Questo con la notizia di un’imminente apertura di un reparto di terapia intensiva (dando per scontato il suo specifico accreditamento) dedicato ai pazienti Covid, sono percepiti dai più come un primo passo verso una svolta assistenziale del Brotzu. Infatti se si continua di questo passo la paura è che tutto ciò possa persino apparire, di fatto, come il preludio di una trasformazione del Brotzu da No Covid in Ospedale Covid e ciò pare non risulti in nessun piano strategico. E’ altresì pacifico che il Brotzu non è e non può mai essere un ospedale Covid perché, se così fosse, non potrebbe garantire tutte le attività, nessuna esclusa, cui è preposto per legge e per sua stessa natura. Ci si rende effettivamente conto del reale danno assistenziale che queste scelte stanno concretamente arrecando ai numerosi pazienti del San Michele, Oncologico e Microcitemico in estenuante pesante attesa per patologie gravi e gravissime? Di recente sono emersi alcuni focolai con un discreto numero di operatori risultati positivi dalla Nefrologia al servizio GPA CUP- Web e, non bastasse, la Neuroriabilitazione (3 Infermieri, 1 OSS, un Logopedista e persino 6 Pazienti , quest’ultimi parrebbe trasferiti ad Olbia). Vorremmo escludere, perché molto grave, che ci possa essere un pur minimo nesso causale col trasferimento in tale reparto dei, menzionati, pazienti del Marino operati in Ortopedia. Stante questo quadro poco rassicurante ribadendo la somma urgenza di un celere adeguamento degli organici, con forza si chiede una rapida inversione di rotta e nello specifico: 1. fornire senza ulteriori indugi un’esaustiva informazione su tutti i protocolli e procedure in essere, oltre naturalmente sugli specifici accreditamenti (anche relativi all’eventuale attività e locali al 3° piano di terapia intensiva recentemente prospettata nel solito silenzio più totale). 2. la nomina immediata di un coordinatore unico per un’adeguata gestione di tutte le fasi dell’emergenza; 3. rendere operativo il “ team ” di psicologi come da impegni presi a seguito di nostra specifica richiesta. In assenza di puntuale urgente riscontro, con forza si chiede all’assessore l’immediata attivazione di a “ task force ” Regionale, di psicologi, operativa da subito, tale da garantire il promesso dovuto sostegno anche domiciliare a tutti i numerosi operatori interessati”.










