È un’estate dal sapore amaro per i sardi, nonostante il sole e il mare. Il caro vita e i rincari a catena, dal cibo ai servizi, stanno svuotando le tasche e riducendo le uscite, con una percezione diffusa: vivere e mangiare in Sardegna sta diventando un lusso. Sui social, il malcontento esplode. “Non capisco perché i prezzi aumentano per le feste. La legge del mercato? La domanda è maggiore e i prezzi salgono! È una legge che non mi è mai piaciuta. Chi ha tanti soldi neppure s’accorge. Non si può comprare più frutta e verdura e non solo in questo periodo. Ci consigliano di consumarne tanta per la salute, ma alla pescheria, macelleria, panificio e caseificio è peggio che andare in farmacia”. Un’altra voce punta il dito contro una “follia tutta sarda”: “I prezzi in Sardegna non sono giustificabili perché il turista non ci vive tutto l’anno. Credo bisognerebbe intervenire e sanzionare di brutto. Almeno per i generi di prima necessità ci dovrebbero essere prezzi imposti, invece ognuno fa quello che vuole. Cari turisti, da sarda vi dico: andate altrove, l’Italia è piena di posti belli”. C’è chi guarda alla vita quotidiana: “Anche per la spesa i prezzi sono assurdi! È vero, aumenta tutto, ma gli stipendi no! Cagliari sta diventando una città a misura di turisti e non più dei suoi cittadini: zero parcheggi dai costi improponibili, ristorazione a prezzi folli per la qualità offerta, avventurieri della cucina improvvisati, spiagge in mano a concessioni private, carrello della spesa dimezzato rispetto a qualche anno fa e con qualità peggiore”. Il paragone è amaro: “Andare a mangiare fuori a Ferragosto è come andare dieci volte in tutto l’anno”. E ancora: “Per colazione pasta e cappuccino ormai si spendono 4 euro: la speculazione è dietro l’angolo”. Il caro pesce non passa inosservato: “Di sicuro non compro un’orata a 38 euro, era a 16 pochi giorni fa”. Molti chiedono di reagire: “Basta non comprare e i prezzi scenderanno presto”. Ma c’è chi avverte: “Se si continua a spennare sia il turista che il residente, guadagnerete sempre meno. Con quello che ci offre la nostra terra, dovremmo essere tutti ricchi senza spennare nessuno, tutto l’anno. Basta avere governanti che controllino e ascoltino i cittadini”. Un racconto emblematico arriva da un turista: “Dal Veneto mi dicevano di aver speso 1.500 euro per un passaggio nave Genova–Olbia andata e ritorno con cabina. Poi restano in resort e non escono: come dargli torto?”. C’è chi ricorda che, nonostante meno presenze, “con i prezzi di oggi gli incassi sono probabilmente gli stessi”, e chi punta il dito sugli stipendi: “Sono bassi e si tira avanti a malapena, se abbassaste i prezzi forse qualche turista italiano lo trovereste”. Infine, il problema della vivibilità: “Città cara e senza servizi tipici di una località turistica: niente eventi serali, chiese chiuse, locali senza intrattenimento. Dopo le 21 a Cagliari c’è il deserto, mentre Pula e Villasimius sono vive. Chi vive con uno stipendio medio non può più permettersi di uscire. La crisi si sente e, prima o poi, qualcuno chiuderà: stipendi e pensioni sono alla fame”.










